martedì 18 marzo 2008

L'invidia è un'erba...che fa male al fegato

Da Wikipedia:

L'invidia è un sentimento malevolo nei confronti di un'altra persona o gruppo di persone che possiedono qualcosa (concretamente o metaforicamente) che l'invidioso non possiede.

Avete presente Cornacchione nello sketch in cui piangendo dice:"Povero Silvio, ce l'hanno tutti con lui.....", beh cambiate Silvio con Silvia e otterrete quello che ho pensato io quando un David avvelenato mi ha raccontato la seguente storia.
Andiamo con ordine. 12 Gennaio 2008. Un extra comunitario tenta di entrare con la forza nella macchina di Silvia. E già questo potrebbe far capire come l'anno non sia partito proprio con il piede giusto, ma il peggio (naturalmente per Silvia) doveva ancora venire...
10 febbraio 2008. Lorenzo ed io custodiamo un segreto su David che la sera del compleanno di Silvia abbiamo "tentato" in tutti i modi di rivelarle. Davide ha prenotato il locale per la festa solo per pietà verso una ragazza emarginata. Sara e Laura poi non fanno altro che sparlare di lei. Gli altri? Beh, potrei poeticamente (e banalmente) dire che gli altri siamo noi, ma penso che in questo caso sia più appropriato dire che agli altri non fa piacere avere Silvia nel gruppo...
Lei, poverina, si è resa quasi ridicola; tentando in tutti i modi di farsi accettare, ma non c'è niente da fare. Vittima sacrificale di un carnefice di nome David e dei suoi amici aguzzini.
Vi sembra assurdo? Vi sembra una trama degna della fiaba di Cenerentola? O di Beautiful? No, signori miei. Tutto reale. Tutto vero. Forse neanche i più titolati sceneggiatori di Hollywood sarebbero riusciuti a pensare ad una storia tanto assurda. Eppure alle volte, una piccola, insignificante, grigia, anonima, perfida, meschina, misera, arrabbiata, guasta, nociva, ma soprattutto INVIDIOSA riesce a superare questi grandi maestri.
Ho pensato molto a come smontare una ad una le accuse mosse alla Compagnia da questa donnuncola, poi mi sono detto:"Ma se invece di sputarle addosso tutto il nostro schifo, tutta la nostra disistima, tutta la nostra rabbia per aver colpito alle spalle una persona a noi cara, non ci fermassimo a guardarla, immobili, con un sorriso beffardo sulla bocca...uno sguardo ammiccante e un atteggiamento di chi sta per dirle...ce l'avevi quasi fatta...eri quasi riuscita a vivere i tuoi 5 minuti di gloria...e invece te ne torni nella fogna da dove sei venuta...non sarebbe più efficace?"
Ed è questo che voglio fare. Semplicemente mostrare i fatti. Senza peraltro sentirmi in dovere di utilizzare panegirici ricercati per dire a Silvia quanto ormai fa parte integrante della nostra Compagnia. Quanto ormai teniamo alla sua persona (David in primis e naturalmente in modo molto più profondo di quanto possiamo fare noi). Non ce n'è bisogno...offenderei la sua intelligenza!
Ed ecco signori...a voi le foto che testimoniano di una bellissima serata passata tutti insieme (o quasi, i coniugi milanesi assenti giustificati) a festeggiare un'Amica. E le uniche sensazioni che traspirano dalle foto sono: Gioia, Amicizia.

Ultima raccomandazione: la visione delle suddette foto è sconsigliato a chi una vita sua non ce l'ha (oppure se ce l'ha è abbastanza grigia e sola), a chi non è immune dal virus dell'invidia e a chi ha bisogno di infangare gli altri per avere i suoi 15 minuti di gloria personale. Travasi di bile sono probabili...

P.S. Alla festa purtroppo mancava anche la Napoletana.







giovedì 13 marzo 2008

Quella che non sei

Io ti ho vista già, eri in mezzo a tutte le parole che
non sei riuscita a dire mai.
Eri in mezzo a una vita che poteva andare ma
non si sapeva dove...
Ti ho vista fare giochi con lo specchio
e aver fretta di esser grande
e poi voler tornare indietro quando non si può.

Quella che non sei
quella che non sei non sei
ma io sono qua e se ti basterà
quella che non sei, non sarai
a me basterà.

C'è un posto dentro te in cui fa freddo
è il posto in cui nessuno è entrato mai
quella che non sei.

Io ti ho vista già eri in mezzo a tutte le tue scuse
senza saper per cosa.
Eri in mezzo a chi ti dice "scegli": o troia o sposa.
Ti ho vista vergognarti di tua madre
fare a pezzi il tuo cognome
sempre senza disturbare che non si sa mai.

Quella che non sei
quella che non sei non sei
ma io sono qua e se ti basterà
quella che non sei, non sarai
a me basterà.

C'è un posto dentro te che tieni spento
è il posto in cui nessuno arriva mai
quella che non sei.

Ti ho vista stare dietro a troppo rimmel
dietro un'altra acconciatura eri dietro una paura
che non lasci mai.

Quella che non sei
quella che non sei non sei
ma io sono qua e se ti basterà
quella che non sei, non sarai
a me basterà.

C'è un posto dentro te in cui fa freddo
è il posto in cui nessuno è entrato mai.
Quella che non...


Quella che non sei, Ligabue, dall'album Buon Compleanno Elvis

lunedì 10 marzo 2008

Per riempire l'attesa di un nuovo post....

Credo nelle rovesciate di Bonimba, e nei riff di Keith Richards.
Credo al doppio suono di campanello del padrone di casa, che
vuole l'affitto ogni primo del mese. Credo che ognuno di noi si
meriterebbe un padre e una madre che siano decenti con lui almeno
finché non si sta in piedi. Credo che un'Inter come quella di Corso,
Mazzola e Suarez non ci sarà mai più, ma non è detto che non ce ne
saranno altre belle in maniera diversa. Credo che non sia tutto qui,
però prima di credere in qualcos'altro bisogna fare i conti con
quello che c'è qua, e allora mi sa che crederò prima o poi in
qualche dio. Credo che se mai avrò una famiglia sarà dura tirare
avanti con trecento mila al mese, però credo anche che se non
leccherò culi come fa il mio caporeparto difficilmente cambieranno
le cose. Credo che c'ho un buco grosso dentro, ma anche che,
il rock n' roll, qualche amichetta, il calcio, qualche
soddisfazione sul lavoro, le stronzate con gli amici ogni tanto
questo buco me lo riempiono. Credo che la voglia di scappare da
un paese con ventimila abitanti vuol dire che hai voglia di scappare
da te stesso, e da te stesso non ci scappi nemmeno se sei Eddie Merckx.
Credo che non è giusto giudicare la vita degli altri, perché
comunque non puoi sapere proprio un cazzo della vita degli altri.


Monologo dal film Radiofreccia.