giovedì 16 dicembre 2010

Credo

Credo nell'Amicizia; credo nell'Amore, quello vero, quello che ti porta in posti dove nessun altro arriverà; credo nel sorriso di una Donna; credo nell'Arte; credo nella Musica; credo al suono della chitarra di David Gilmour; credo nei rapporti Veri; credo nella destra e nella sinistra come parti opposte della stessa medaglia; credo nella Via di Mezzo; credo alle stelle che vedo tutte le sere dal mio "balconcino"; credo ai lanci di Di Bartolomei, alle movenze del "Principe" Giannini, ai colpi di testa di Gabriel Omar Batitusta, alle finte di Cafù e ai doppi passi di Candela; credo al Capitano...mio Capitano; credo alle persone serie (ce ne sono poche, ma esistono); credo alla Verità; credo alla Bontà; credo alla voglia di cambiare le cose; credo al "non arrendersi"; credo alla voglia di aiutare senza nulla in cambio; credo che non si può sempre perdere; credo in Dio; credo nei Miracoli (intesi come soprannaturale e come naturale); credo nella Follia; credo nelle Passioni.


Credo in tante altre cose.


Credo....


...ma forse son rimasto il solo. Credo.

venerdì 3 dicembre 2010

Questo sarà il primo e ultimo post non scritto da me (e di conseguenza anche il più bello). A me è piaciuto molto. Perciò lo pubblico.





Fatene quel che volete; se Vi piace e trovate un posto, pubblicatelo, se non vi piace, potete buttarlo... Insomma, vedete Voi. Io Vi autorizzo in ogni caso.

Ho tolto il parabrezza....

Ho indossato il paraschiena... gli occhiali da moto, il casco ed i mezzi guanti....

Ho messo in moto, ho sbloccato le sospensioni, tolto il freno a mano.

Si parte da Piazza Sempione; un gioiellino, un quadrato incongruo, in mezzo ai palazzoni...

Acceleriamo, si parte...

Via Nomentana... Villa Paganini, l'Ambasciata di Libia, Villa Torlonia, la Casina delle CIvette...

Già, ma Voi, che ne potete sapere...

Non si corre, non si supera scavalcando le macchine, non si passa sulla riga di mezzeria, non ho fretta, non abbiamo fretta, possiamo metterci tutto il tempo che vogliamo....

Porta Pia, sembra che il Bersagliere di bronzo si volti verso di noi e ci saluti, ma non può essere, lui sta li, immobile nella sua pelle marrone, da più di cent'anni... un'apparizione incongrua, un bersagliere che non corre...

Corso d'Italia; "cosa sono quelle mura, scusi?"... "Quelle? Quelle sono le Mura Aureliane, la cinta di Roma..."... "Ma come... sono spezzate per farci le strade, tagliate per farci dei varchi...."... "Che le devo dire, signora?"....

Acacie Selvatiche grandi ed alte che sembrano querce, Piazza Fiume, la RInascente, Via Salaria...

C'è traffico... ma che importa... io sto in sella al mio scooter, intorno a me ci sono gli amici... mi sento come se portassi un Angelo, dietro di me... magari sto dando un passaggio all'Arcangelo di Castel Sant'Angelo... speriamo tenga la spada nel fodero...

Porta Pinciana, Villa Borghese... Pini Alti come giganti... Pini alti come Gru su una gamba sola, una gamba sottile sottile che sembra perdersi nel cielo, e poi, improvvisa... una chioma... la testa di un rasta...

Giù per il muro torto, sempre andando piano... prendersi il gusto di sentire le ruote che rotolano sull'asfalto, assecondare le curve piegandosi dolcemente....

Piazzale Flaminio... siete mai riusciti a passarci, senza almeno guardare, anche solo per una sguardo veloce, Piazza del Popolo?

Che il Popolo non c'entra niente... la Piazza si chiama così perchè anticamente lì c'era un bosco di Popli... il nome che la gente dava ai Pioppi... e ce n'era uno gigantesco... il Poplo... ecco, perchè si chiama piazza del Popolo

Adesso di gigantesco c’è l’obelisco... “è vero che le due chiese sono identiche?”... Oddio! Chi ha parlato? L’Angelo? Ah no... è una voce nella mia testa... il ricordo di me bambino che passeggia con il suo enorme papà, che lo tiene per mano, e gli fa domande domande domande....

No... mi risponde papà... è come il gioco della Settimana Enigmistica “Aguzzate la Vista”... Tra le due chiese ci sono delle differenze, riuscite ad indovinare quali? Tra 7 anni e 47 anni... in 40 anni non sono riuscito a trovarle....

Lungotevere Arnaldo da Brescia, lo Scalo De Pinedo, il Barcone ristorante.... È rosso... che inchiodata...

Enorme, il Ministero della Marina... anche qui, si può passare, senza guardare in alto, quelle Ancore che non esiste una barca così grande da poterle usare?

Via, si gira... Piazzale delle Belle Arti, Valle Giulia....

Vedi, Angelo? Qui ci vengono degli Angeli come te... però loro si sporcano ogni sera... vendono il loro culo in cambio di un panino o poco più....

Si, Angelo, proprio qui, di fronte al Museo Etrusco... Pare che anche per gli Estruschi non fosse un problema, fare certe cose... ma certo, non lo facevano per una birra... A proposito, Angelo... qui un mio Amico di gioventù una sera c’è venuto, ha raccolto un Angelo... sai, voleva offrirgli una Pizza, una birra... ed in cambio, voleva credere di poter essere un Angelo anche lui...

Solo dopo tre giorni l’ha ritrovato la figlia... la testa era sotto al letto, spaccata da due colpi di accetta...

Perchè a Roma ci sono anche Angeli assassini, sai?

Piazza De Thorvaldsen, La Facoltà di Architettura, La GNAM...

Mi sembra ancora di veder volare i lacrimogeni, di sentire la puzza acre e le sirene acute, che violentano le orecchie... Mi sembra di leggere le parole di Pasolini “tra Voi, figli di Papà, ed i poliziotti, io scelgo questi, che sono la vera espressione del popolo...”

Avevo 7 anni... era il 1968...

L’ingresso di Villa Borghese... eccolo, di fronte a me... ogni volta, troppo poche volte, mi sembra di attraversare i cancelli del Cielo...

Largo Pablo Picasso... e via, adesso accelero... voglio sbigarmi, tra poco chiudono i cancelli...

La puzza mi colpisce forte, i rumori sono nell’aria...

Appena in tempo... le tartarughe, le carpe, gli Ara, i penna gialla, è nata la giraffina, e i versi dei leoni, gli ululati dei lupi, i bramiti dei cervi... è questa l’ora che lo zoo si sveglia... sta diventando sera...

Signori, prego, accomodatevi, dobbiamo chiudere i cancelli...

Va bene... quel che volevo l’ho avuto... io non voglio vedere animali prigionieri... ma voglio sentire la puzza del loro sterco, sentire le loro voci... questo National Geographic non me lo dona...

Lasciamo qui gli scooter? Si dai, chi li tocca?

I cingalesi stanno lavando il furgone dei panini.

Ci affacciamo sulla valletta dei Cani? Si... guarda... che meraviglia... s’io fossi cane, scapperei per viver qui...

Via dell’uccelliera, Parco dei Daini, la Meridiana, Viale dei Mascheroni, Viale dei Sarcofaghi, eccola, lì, bianca, grande, fredda e regale... Villa Borghese... si, Villa Borghese, quello intorno è il parco che la circondava... una famigliola, abbastanza ricca da avere un parco immenso dentro la città, ed un giardino alle spalle... il Parco dei Daini...

“Regà, lo sapete che qui dentro ce stà la statua de ‘na mignotta? L’ha fatta er Canova, la stuatua de Paolina Borghese, era la sorella de Napoleone, che l’aveva sposata ppe forza cor principe Camillo Borghese... però se dice che ‘sto principe ce l’aveva piccolo piccolo, e nun l’accontentava mai, allora Lei stava sempre a fasse scopà da tutti, nobbili e plebbei, ufficiali e sordati... e Napoleone se ‘ncazzava, ma je voleva troppo bene e la perdonava sempre...

Puro perchè alla fine era sempre l’unica che je rimaneva sempre vicina...

Pensa, che quanno a Napoleone je nacque er fijo, che lui lo voleva tanto, che aveva puro cacciato de casa quell’artra mignotta creola de Giuseppina, perchè nun je dava er fijo, Lei je fece na festa alle Tuilieries, che sarebbe stato er palazzo ìmperiale de Parigi..., se appresentò de fronte a tutti cò le zinne de fori... perchè era ‘na festa in maschera”

“a Nasò, ma quante ne sai?”

Tante ne so... Amici miei ignoranti...

Torniamo indietro, piano...

Dai, si risale in scooter...

Ecco... Siamo già di nuovo al Tevere, attraversiamolo... Viale Mazzini, vedi? Quello è il cavallo... prima il bersagliere, adesso il cavallo... anche il cavallo della Rai, immobile in un nitrito angosciato e muto...

Finalmente, piazzale Clodio... VIAAAAAAAAA...... appena in tempo, giallo, rosso, saliamo su, dai, la Panoramica... come? Ah, si, Viale Dei Cavalieri di Vittorio Veneto... come? Ah, scusa... Viale Falcone e Borsellino... ma che vizio... non andava bene, Via La Panoramica?

Su su su su su, subito a destra, secchi, Monte Mario, lo zodiaco.... !

Eccola...

Quante volte l’avrò vista? No.. no... l’Amo, io LA AMO... eccola, questa gran mignotta di Roma... eccola... sdraiata nuda e sporca, di fronte a me... eppure, così, sporca, puzzolente, violentata... io mi sdraierei su di Lei, io non la violenterei, io ci farei L’AMORE... e dovessi morire mentre le sto dentro... morirei felice...

Qui vedo esattamente la stessa prospettiva della terrazza di casa mia..., domani invito due amici a mangiare a casa mia, in terrazza....

A sinistra... il reatino, il Terminillo... giro la testa e lo sguardo, come se accarezzassi da sinistra a destra, i monti prenestini, Monte Gennaro, Monte Celio, Guidonia, Tivoli... poi, lontani, i Simbruini... in fondo alla vallata... e poi i castelli romani, Rocca Priora, Montecompatri, MontePorzio, Frascati... se c’era vento, giù giù in fondo, a destra... vedevi il mare che rifletteva nel cielo la sua schiuma...

Sotto, Ponte Milvio, la Farnesina, L’olimpico, le piscine, l’aula bunker, la curva fangosa del Tevere, di là del Tevere, Villa Ada, l’auditorium, lo stadio Flaminio, la Moschea, ecco, ecco, uh... il Colosseo, il Vittoriano...

Ma guarda, pure qui si sta riempiendo di lucchetti... di scritte... ah no, c’è anche una coppia che ha attaccato l’ode di Dante a Beatrice... però! Basta non guardare per terra nel vialetto, tra merde e bottiglie, cartacce e sporco... ma perchè, perchè, cazzo, perchè? Ragazzini troppo rumorosi si avvicinano, le ragazze peggio nei maschi nel loro esibizionismo, nella volgarità... iniziano a graffiare la balaustra con le chiavi per scrivere le loro banalità stupide inutili da libro di Moccia...

Torniamo giù?

Si, dai... Via Trionfale... ecco Villa Miani... lo sapete che Totti qui ci ha fatto la festa del matrimonio? 400 invitati? Boh, ma ce ne frega qualcosa? A me no...

Ecco, via Cipro, Piazzale degli Eroi, L’Olimpica, per meglio dire... si passa sotto il trenino che entra al Vaticano, eccolo lassù, Stato nella Città, con le sue mura imponenti, con i suoi riti chiusi, protetti e segreti....

Il Viadotto, la curva, da ragazzo si contavano le foto ed i mazzi di fiori per i motociclisti che qui venivano a fare le gare di accelerazione, senza casco, i Suzuki z80 e i Kawasaki... ogni tanto qualcuno non si fermava in tempo...

Ecco, siamo in mezzo a Villa Pamphili... certo, oggi, in un giorno, in poche ore, Villa Borghese, Villa Ada da lontano, Villa Pamphili...

Scoiattoli, Nutrie, Volpi... Marmott... no, le marmotte no, e che caspita, mica stiamo in montagna, qui... a che gli serve uno zoo, a Roma? Non gli bastano tutti ‘st’animali?

Si scende veloci giù per circonvallazione Gianicolense, via, via, davanti al San Camillo, poi a destra, Ponte Bianco... Via Oderisi da Gubbio...

Angelo, lo vedi quel Bar? Io sono cresciuto tra lì e lì... lo sai quando ero ragazzo io, chi ci stava a quel bar, nel gruppo accanto a noi? Quelli della Banda della Magliana... Carminati, Er negro... e tutti gli altri...

Mangiamo? Si dai? Dove? Alla Città del Gusto?....

In fondo a quella strada c’è la casa di mia zia... adesso sta sul letto, non sta bene....

“Ecco, Ponte Marconi, le mignotte ed i trans... regà, annamo a vedè la scola media? Si, ecchela... aspettate regà, devo guardà la finestra de mi padre... “

Angelo, la vedi quella finestra, quer terrazzo lissù? Ecco, lì dentro ce dorme mi padre... è vecchio, Angelo, è tanto vecchio... senti, io posso solo provacce, a daje ‘na mano... me ce dai ‘na mano puro tu? Come? Ah... nun poi fa gnente... ho capito, Angelo mio.. è destino... quanno sarà sarà... vabbè, armeno metti ‘na parola bona cor principale... che sia più tardi possibbile....

Annamo? Andiamo.

Via Ostiense, I mercati generali, Ozpetek, Accorsi e Margherita Buy, le Fate Ignoranti, il Gasometro, cos’è Papà? Un circo vuoto e senza telo...

Saturno Contro.

La Piramide... Ubriachi, questi Amici miei... lo sapete che cos’è la Piramide... no? E ti pareva... è la tomba di un macellaio dell’antica Roma, che barattò con l’imperatore ed i senato il diritto di avere un mausoleo dentro Roma, in cambio di fornire gratis di carne l’esercito... ma Voi lo sapete che i romani erano come gli Americani, oggi? Dovevano stare sempre in guerra... non era un fatto politico, era una cosa economica...

Ma quante ne sai, Nasò? Più di Voi sicuramente, ignorantoni...

Andiamo... Viale Aventino, San Saba, il giardino degli Aranci, la Fao... che lusso... certo, pure a quartieri, oggi, mica male... dal nomentano ai Parioli, a Prati, a Trionfale, a Monteverde... ed adesso, addirittura, l’Aventino...

Mannaggia ai SanPietrini....

Via via via via...

A sinistra il Circo Massimo, a destra il Palatino, vorrei avere due teste e quattro occhi, ma quante volte li hai visti? Non importa, non basta mai... che è lassù? Come, che è... è il monumento a Mazzini, che NON sta a Viale Mazzini... ma a Piazzale Ugo La Malfa... e che c’entra, una piazza a La Malfa a Roma? Niente, c’entra... pure perchè quella, prima... era Piazza Romolo e Remo... e loro si, che una piazza a Roma se la meritavano...

Via dei Cerchi, via Dell’Ara Massima... via via via... dai, Angelo, promesso... la prossima volta, monte Caprino e Via di San Teodoro te li faccio vedere... stai tranquillo Angelo, ti proteggo io, come da chi? Dagli stessi Angeli che stanno a Valle Giulia, a Monte Caprino ci stanno da 2000 anni...

Il Tempio di Vesta; qui c’era ‘nfoco, che doveva da sta sempre acceso... e poi, ‘n’vece, una delle sacerdotesse sei distrasse perchè stava a dà retta a Marte... er foco se spense, e sta mignotta, rea Silva, se chiamava, rimase puro ‘ncinta... poi je naquero dù Gemelli... ma lei nun li poteva tenè, allora li mise dentro ‘na cesta, e li diede ar tevere...

Er tevere fece fermà la cesta davanti a ‘na grotta... e dentro sta grotta ce viveva ‘na lupa... ma nun era na lupa animale... era ‘na mignotta, le mignotte all’epoca se chiameveno LUPE (da cui, LUPANARE)... che riceveva li clienti dentro ‘sta grotta... sta mignotta ciaveva pure un marito, che faceva er pastore, e arrotonnava cor lavoro della moje... ‘nsomma, pe falla breve... sti due se misero ‘n’casa ‘sti dù trovatelli... je misero nome Romolo e Remo... e la storia ebbe inizio...

Allora, dico io... ma se già PRIMA di Romolo e Remo c’era tutta ‘sta gente... ma che hanno fondato, ‘sti due? E poi... ma può essere che noi romani dobbiamo per forza discendere da mignotte, sia naturali che adottive... poi va a finire che ha ragione Calderoli.... non sia mai!

Lungotevere, Portico d’Ottavia, Giggetto, la Sinagoga, L’isola Tiberina...

“.... si nun sei praticoooooooo, d’aregge i moccoliiiiiiii, ppe lungotevere...... nun ce passààààààà....” Gabriella Ferri, coppie che si baciano nel buio dei platani che vestono il lungotevere....

Via Via...

Eccoci, lo vedete? È Castel Sant’Angelo... ma... ma... quello lassù... è l’Angelo... allora chi c’è dietro di me?

Pss... pss sono un Angelo, posso stare lassù e posso stare qui... però non parlarmi a voce così alta, o i tuoi amici penseranno che sei matto...

Vabbè, tanto, che non lo pensano già?

Piuttosto, Angelo... ma con quella spada, che stai facendo? La stai riponendo, o la stai tirando fuori... è vero che la stai riponendo perchè è finita la Peste che avevi mandato tu per punirci?

Con la spada sto facendo quel che tu meriti che io faccia....

MI corre un brivido per la schiena...

Vabbè dai...

Via della Conciliazione... San Pietro...

Un poliziotto sdraiato, si è sentito male... una ambulanza, niente di grave...

Regà, lasciate qui gli scooter... guardate... ecco... qui, da questi punti, vi trovate ESATTAMENTE al centro della prospettiva del colonnato... e invece di vedere tutte le file di colonne, per ogni fila ne vedete solo una, la prima.... questi invece sono le meridiane dello zodiaco, e l’obelisco segna con la sua ombra data dalla luna, il segno zodiacale del mese... lo sapete che quando tirarono su l’obelisco, le corde si stavano spezzando... allora, un operaio genovese, contravvenendo gli ordini del Papa, urlò “Bagna le FUNIIIIIIII”... capirai, lo arrestarono subito e lo volevano ammazzare... ma il Papà invece lo fece ricco... perchè con quel grido, bagnando le funi, riuscirono a tirare su l’obelisco...

“a Nasò, ma quante ne sai?”

E tre... SEMPRE più di Voi...

Piuttosto; quanto tempo è, brutti Atei sconsacrati, che non venite più all’Angelus, la domenica mattina? Io saranno 30 anni... che all’epoca la piazza era piena piena piena... adesso, se per caso la domenica lo fanno vedere in televisione... è quasi vuota... io ci sono tornato a fare la Veglia per Papa Karol... che io non sono mica religioso, anzi... ma che Vi devo dire... a non venirci ci stavo male... e quel giorno la Piazza era più piena che mai..

Via via... ecco Porta Cavalleggeri... dai, una infrazione piccola piccola... saliamo su, verso il Gianicolo...

Il Vascello... eccoci...

Madonna... è pieno di gente... troppa, andiamo avanti dai... arriviamo fino al faro... Come? Un Faro? A Roma???

Si, che non lo sapete? È dove si andava a fare le voci...

Le voci? Che voci?

Ma come, “che voci”? ma di dove siete voi? Di Frosinone?

Qui ci venivano Amici e Parenti, le mogli, gli avvocati dei carcerati di Regina Coeli... strillavano e parlavano con i carcerati... gli davano le notizie, quelle belle e quelle brutte... “Marioooooooo.... a Marioooo... tu moje è scappata cor cravattaro de Via Giulia”......

A vorte ce venivano a faje li scherzi, a vorte ‘nvece, erano cose vere...

A Nasò, ma qua...

Ahò, ammollate, che co voi, pure ‘na zucchina, pare ‘n’laureato...

Andiamo, dai... è tardi...

Scendiamo, il Bambin Gesù, Ancora Lungotevere, il ponte, Via Giulia, Corso Vittorio, La Chiesa Nuova, a sinistra Piazza Navona, a destra Campo de’Fiori, Giordano Bruno, Piazza Argentina, a sinistra il Pantheon, Piazza del Gesù, La DC, i massoni, i Gesuiti......

Andiamo andiamo...

Via delle Botteghe Oscure, Liberazione, Il Partito Comunista, l’attico della Loren, la salita del Campidoglio, Il vittoriano... piazza Venezia...

Angelo, che fai, non mi chiedi più niente...?

No, anche per me che sono un Angelo... Roma è troppa... è tanta,,,,

Vabbè, dai, adesso è tardi... la prossima Volta ti porto anche a Trinità dei Monti...

Il balcone di Mussolini, vecchie foto in biancoenero d’epoca, la piazza è piena, chissà mio nonno dove stava?

Via via...

Su, Piazza Santissimi Apostoli, La Provincia, il Parlamento Europeo, la vecchietta con il negozietto che vendeva merceria, il negozio così piccolo che Lei doveva rimanere sulla porta... con la sua sediolina... sarà morta 40 anni fa... chissà, adesso, che ci sarà dietro quella porticina...

Borsalino, il negozio di strumenti musicali... ma ci saranno ancora? Il Rialto, non c’è più....

Le scuderie del Quirinale, il Quirinale, Carabinieri annoiati che girano in un metro, via via... Via Venti Settembre, Largo Sant’Agnese, L’Hotel De Russie, il Grand Hotel, il Planetario

Angeli, quanti Angeli ci sono, a Roma? Ed ogni angelo che incontro, di Marmo, di Bronzo, saluta il mio Arcangelo...

Via via via... cantava Paolo Conte...

Ecco, sono dietro il Ministero delle Finanze, chi è quello della Statua? Ah, Silvio Spaventa? E chicazz’è? Ma come Nasò, questa nun la sai? No... se vede che nun è romano....

Ancora avanti, sempre avanti...

Sempre dritto...

Gira gira... cos’è questa? 'a Nano, e che nun la riconosci? È l’ambasciata ‘nglese....

Ahò, bella però....

Siamo tornati alla Breccia di Porta Pia...

Abbiamo chiuso il giro....

Adesso è tutta Nomentana, fino a Piazza Sempione...

... ecco, siamo quasi arrivati...

A sinistra c’è il Borghetto Nomentano...

Adesso siamo proprio arrivati....

Quando ci rivediamo, regà...?

Boh... io parto... io puro... e tu, Nasò? Io devo annà a Milano, la prossima settimana... e poi me torna mi moje dar mare... ho finito de fà lo scapolo de ritorno...

Vabbè, ma a settembre vedemose, prima che ariva a piove...

Si, vabbè, sentimose, dai...

Ho capito... ci si vede tra un anno....

Bacio gli Amici...

Bacio Roma....

Bacio l’Angelo... e gli Amici pensano che io sia scemo, a baciare l’aria...

Anzi, dai Angelo, prima di volar via, dammi un abbraccio forte...

E poi torno a casa...

Senza parabrezza, l’ho tolto... e gli occhiali da moto non li porto, perchè è notte... ed allora, magari... chi mi incontra pensa che tutte queste lacrime che mi bagnano il volto è perchè è il vento, che mi irrita gli occhi...

Ma io lo so, che non è così...

E’ che piango, semplicemente... e me ne frego, e sono felice, e piango...

E stanotte dormirò insieme ai miei Amici, alla mia Città Mignotta, al mio Arcangelo... e non sarò solo.

martedì 30 novembre 2010

Lentamente muore

Lentamente muore

chi diventa schiavo dell’abitudine,

ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,

chi non cambia la marcia,

chi non rischia e cambia colore dei vestiti,

chi non parla a chi non conosce.



Muore lentamente chi evita una passione,

chi preferisce il nero su bianco

e i puntini sulle “i”

piuttosto che un insieme di emozioni,

proprio quelle che fanno brillare gli occhi,

quelle che fanno

di uno sbadiglio un sorriso,

quelle che fanno battere il cuore

davanti all’errore e ai sentimenti.

Lentamente muore

chi non capovolge il tavolo,

chi è infelice sul lavoro,

chi non rischia la certezza

per l’incertezza per inseguire un sogno,

chi non si permette almeno una volta nella vita

di fuggire ai consigli sensati.



Lentamente muore chi non viaggia,

chi non legge, chi non ascolta musica,

chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente

chi distrugge l’amor proprio,

chi passa i giorni a lamentarsi

della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore

chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,

chi non fa domande

sugli argomenti che non conosce,

chi non risponde

quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi,

ricordando sempre che essere vivo

richiede uno sforzo di gran lunga maggiore

del semplice fatto di respirare.

Soltanto l’ardente pazienza porterà

al raggiungimento

di una

splendida felicità.

lunedì 22 novembre 2010

Pensare troppo

Forse alcune persone pensano troppo. Forse alcune persone non pensano affatto. La via di mezzo sarebbe l'ideale, ma si sa la virtù e la saggezza sono tesori difficili da trovare. Provo ad essere un uomo "evoluto". Provo, cammino, inciampo, cado, mi rialzo, mi pulisco un pò e riparto. Spesso mi faccio rabbia. Mi domando: ma che cavolo vuoi? Cosa pretendi di più dalla vita? Guardati attorno e rifletti...spesso non riesco a darmi una risposta convincente. La perfezione non esiste, ma non è quella che cerco. Io cerco la mia perfezione. La perfezione nella nostra imperfezione. Quel grottesco paradosso che ci fa star bene anche quando sbraitiamo che le cose non sono come vogliamo noi, ma che, in fondo al tuo cuore, sai di aver scelto anche quello. Che guardi dentro di te e trovi una serenità mai vissuta prima. Quella serenità che ti fa dimenticare lo stress, i mal di pancia, gli impegni, la fame, la sete...quella serenità che ti spinge a fare cose che mai avevi pensato di poter e saper fare.
E' l'ora di affrontare i miei fantasmi. La campanella che segna la fine della ricreazione ha suonato. Gli altri sono entrati in classe e io sono ancora fuori. Perso forse in situazioni ed errori già commessi. La vita ci ripropone sempre le stesse situazioni. Solo quando finalmente abbiamo il coraggio di affrontarle, guardandole dritte in faccia, urlandogli contro: No, stavolta no...stavolta E' la volta che ti batterò per sempre, solo quando avremo superato il tutto, solo allora potremo ripartire e voltare pagine. Vincere o perdere con i propri fantasmi? Non ha importanza, come sempre. L'importante è non restare bloccati dalla paura.
La paura di sbagliare, di fare la scelta errata, la paura di conservare "lo status quo". Questo è il vero peccato. Perchè quando una persona sente una cosa dentro, una cosa travolgente, una cascata di emozioni, non importa dove sei arrivato e cosa hai fatto fino a quel momento. Importa solo che la Vita ci sta parlando. Sta a noi decidere di ascoltarla oppure no. Potete chiamarlo, Dio, Allah, Buddha, Jahvè, destino, fato, essere panteisti o agnostici...noi non siamo soli.
Anche quando tutto sembra perduto. Anche quando non vedi una via di uscita e ti incarti in mille ragionamenti. La soluzione è sempre davanti ai tuoi occhi. Ed è li semplice e chiara, anche se inizialmente può sembrare la più assurda e improbabile.
Dicevo: c'è chi pensa troppo e chi non lo fa per niente.......dicevo.

sabato 30 ottobre 2010

sei unica

Vorrei scriver per te
un disco intero
non è una cosa detta a caso
è quel che sento davvero
ma le prime parole che mi vengon da dire
sono soltanto queste
tu mi fai impazzire

Dai dai dimmi che mi ami
mentre fai l'amore che vale di più
son sincero quando al mondo intero
dico se non esistessi tu
ti dovrei inventare
ma ti farei così
perché così tu sei
sei unica...così

Sei qualcosa che io
non mi riesco a spiegare
ma ogni volta che vado via
da te devo tornare
per restare soli occhi negli occhi
e non dire niente a tutto il resto della gente

Dai dai dimmi che mi ami
mentre fai l'amore che vale di più
son sincero quando al mondo intero
dico se non esistessi tu
ti dovrei inventare
ma ti farei così
per non lasciarti mai

Vorrei nasconderti tra le mie ali
per non farti cadere giù
per non farti trovare a terra
tra le cose che con te non c'entrano
ma che per colpa mia ti sfiorano e ti feriscono
vorrei proteggerti dalla parte sbagliata del mondo
ma tutto quello che posso fare,
ogni volta che cado
è rialzarmi tenendoti in braccio
e riprendere il volo

Poi sposti i capelli e fai una smorfia strana
che capisce soltanto chi ti ama come me

Dai dai dimmi che mi ami
mentre fai l'amore che vale di più
son sincero quando al mondo intero
dico se non esistessi tu
ti dovrei inventare
ma ti farei così
perchè così tu sei
sei unica...sei unica

Quello che dai

Avevi già tutto lì
nelle tue mani
era giusto così
lì per te
solo che non vedevi

Non è facile perchè tu lo sai
hai sciupato tutto quello che hai
ma ora devi alzarti fallo per te
e volare ancora in alto tu puoi

C'è la tua vita che ancora ti aspetta
che batte anche quando ti sembra imperfetta, vedrai
C'è sempre un treno da prendere in fretta se vuoi
apri il tuo cuore e avrai sempre indietro TUTTO quel che dai

E non mi dire non puoi
io lo so che puoi farlo
DIMOSTRARTI che ci sarà una strada nuova

Avrai di più di questa malinconia
se tu sei consapevole che (consapevole)
una mano può indicarti la via
col coraggio più sincero che c'è


Ma è la tua vita è lì che ti aspetta
che batte anche quando ti sembra imperfetta, vedrai
E' come un treno da prendere in fretta ma puoi
apri il tuo cuore e avrai sempre indietro TUTTO quel che dai

E la tua vita è lì che ti aspetta
che batte (IN non c'è nella canzone) ogni istante dal centro del petto perchè
C'è sempre un treno da prendere in fretta se vuoi
apri il tuo cuore e avrai sempre indietro tutto quel che dai

Il sole scalda, ci illumina
il dolore se ne va
come il buio che
ora evapora nel giorno che verrà

E la tua vita è lì che ti aspetta
che batte anche quando ti sembra imperfetta, vedrai
C'è sempre un treno da prendere in fretta se vuoi
apri il tuo cuore e avrai sempre indietro tutto quel che dai

Oh no
è quello che dai
Oh no
quello che dai

Ma la tua vita è lì che ti aspetta
che batte (IN non c'è) ogni istante dal centro del petto perchè (è quello che dai)
E' come un treno da prendere in fretta ma puoi (quello che dai)
apri il tuo cuore e avrai sempre indietro tutto quel che dai

Apri il tuo cuore e avrai sempre indietro tutto quel che dai

lunedì 6 settembre 2010

Il circo

“oggi è una giornata strana. e chi mi conosce bene sa perchè. ma non chiedetemi di esserne felice. anzi, non chiedetemi niente. niente, come il tutto che invece ho digerito e taciuto in questi ultimi due anni. e che continuerò a tacere, perchè sono diversa e non amo i riflettori. perchè non occorrono le urla nè le feste nè il circo per essere felice. o per dimostrarlo. non occorre facebook per negare il passato o annunciare il futuro. perchè poi diviene tutto forzatura. e quando si è testimone di certe forzature, forse bisognerebbe cercare di guardare e leggere oltre. ed invece eccoli lì, tutti testimoni inconsapevoli (neanche tanto) del circo. ma non mi interessa neanche più. io ho guardato e letto dentro di me tante di quelle volte, mi sono distrutta e ricostruita che ho perso il conto. ma non ho perso nel confronto con me stessa. e non perdo più quando mi guardo allo specchio. perchè oggi la mia felicità è chéri. perchè oggi la mia felicità è sapere di avere fatto io una scelta due anni fa e di non avere bisogno di un circo per dimostrare il contrario. perchè oggi la mia felicità è sentirmi leggera e di non sapere cosa significa competere per la felicità. perchè io non voglio essere o sembrare più felice di altri. io voglio semplicemente essere felice. e un circo non può regalare un sogno, perchè anche i sogni vanno costruiti. insieme al mio chéri."



Spero che mi perdonerai per aver “rubato” queste righe dalla tua pagina facebook, ma era da quando le ho lette che avevo una gran voglia di scriverci su. Commentandole direttamente su “faccialibro” ti dissi che: “Scegliere in prima persona o subire una decisione....non è questo l'importante credo. Credo invece che in tutte e due le situazioni sia importante il dopo. Il come si reagisce e come si affrontano le cose. E qui torno al tuo ragionamento e dico che TU DECISAMENTE non hai bisogno del circo. Perchè sei migliore? Di chi? di cosa? No, non per quello ma perchè hai capito che non c'è bisogno di sbandierare, perchè hai capito che tra essere e apparire è sempre meglio essere, perchè sei consapevole che se anche avessi subito una decisione ti saresti comportata con lo stesso pudore con cui difendi le tue gioie oggi.....
Il circo dura una settimana, ma poi in città ritorna la normalità.....tu invece sei riuscita a creare IL TOP nella normalità e questo non finirà mai.”

Jè ci sono delle cose che iniziano e finiscono, ci sono delle cose che non dovrebbero mai iniziare e altre che non dovrebbero mai finire, ci sono delle cose che iniziano e finiscono perchè è giusto che ci siano in un particolare momento e tante, tante altre opzioni ancora. Faccio fatica a distinguere quali appartengono a una o l’altra categoria. Faccio fatica addirittura a distinguere le categorie e le cose stesse, ma questo perchè non è semplice per uno che “2+2 fa sempre 4” o che “se mi dici che sta cosa è bianca....per Simone è bianca....”. L’amico te lo sei scelto complicato. E allora vado avanti nel ragionamento.
Pensavo per esempio al titolo che hai dato alla nota. Perfetto. Il circo è qualcosa che dovrebbe portare allegria, spensieratezza, gioia e divertimento, eppure fin da quando ero piccolo per me non è mai stato così. I clown tanto amati dai bambini a me facevano tristezza. Una maschera. Una maschera che nasconde un uomo solo. Un uomo che deve far ridere “per forza”. Che deve fare il “buffone” per la gioia degli altri, ma che alla fine della festa, quando si leva il trucco davanti allo specchio, non può far altro che vedere ciò che c’è sotto.
E allora ripensavo alla situazione. Perfetto anche in questo caso, no? Ma a chi ha giovato tutto questo circo? A nessuno. Non a lui, che nonostante tutto non è riuscito a rovinare il tempo che avete passato insieme e che il giorno che toglierà il trucco forse riuscirà a capire “perchè” e non a te, che nonostante un periodo così, sei riuscita a tirare fuori quello che avevi dentro, a riprendere le fila e a cominciare l’avventura più importante della tua vita. Più di una volta mi hai ringraziato per quel periodo. Ma io ho potuto solo fare due cose: starti a sentire e cercare di illuminare “una delle possibili vie”. I passi li hai fatti da sola. I passi uno li fa sempre da solo. Non c’è nessuno che può portare i mattoni per te. Neanche se volesse. Quante volte mi hai sentito dire:” Guarda che solo Uno si è caricato di tutti i mattoni del mondo...e noi non potremmo mai essere a quel livello...”. La cosa che maggiormente mi è piaciuta però, è stato il fatto che non ti sei mai sentita “vincitrice”. Di che? Di cosa? Non è mica un concorso a premi. Non è un reality show. E’ la vita. E la vita è fatta di uomini e donne, di scelte, giuste e sbagliate, di amori, di lotte anche, ma se vinci o perdi non lo si decide se costruisci un circo oppure fai tutto in segreto. Il Cammino è di tutte le persone. Di tutte le persone Comuni. L’importante, credo, è non mentire a se stessi. E’ ammettere le cose e non opporsi al loro fluire. E' non fare le cose perchè "devi" costretto da chissà quale vincolo o da chissà quale etica. L'importante nella vita è fare ciò che si sente nel cuore. L’importante credo è che la mattina quando ti guardi allo specchio senti di stare almeno pari con te stesso. E magari col mondo.

domenica 18 luglio 2010

Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola. - Paolo Borsellino

Il 19 Luglio del 1992 era una domenica caldissima. Me la ricordo bene, quella domenica. E soprattutto quel pomeriggio. Io ero in salotto, sdraiato sul divano a guardare uno dei miei film preferiti in VHS. Mamma era in cucina, la tavola da stiro aperta e pile di panni da stirare, la televisione accesa, come sempre, su qualche filmetto estivo passato da Canale 5 o dalla Rai. Papà era al lavoro e mia sorella in camera a leggere. Ripeto: me lo ricordo bene quel pomeriggio. Un segno indelebile nella mia memoria.

Non c'era niente che potesse far immaginare quello che sarebbe scoppiato di lì a poche ore. Ed oggi, passati 18 anni, credo che non sia mai così. La Vita colpisce in un giorno qualunque. Senza avvisare. Senza avvertire. Pioggia, sole, vento, neve, ma anche gioia, tristezza, serenità, agitazione, niente prepara al colpo. Alle volte il giorno perfetto è semplicemente un giorno di pioggia, tetro e uggioso. Altre, invece, la morte arriva in uno splendido giorno di sole.

La sigla dell'edizione straordinaria del telegiornale mi risvegliò dal mio estivo torpore. L'esclamazione di mia madre poi, mi convinse a cambiare canale.
Un'autobomba era stata piazzata davanti al cancello d'ingresso del palazzo della madre del giudice Paolo Emanuele Borsellino. Con lui morirono anche i cinque agenti di scorta: Emanuela Loi (prima donna della Polizia di Stato caduta in servizio), Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. L'unico sopravvissuto fu Antonino Vullo, ferito mentre parcheggiava uno dei veicoli della scorta. Una mano vile aveva spezzato le loro vite. Cosa Nostra gliela aveva fatta pagare.

Mi ricordo che una grande sensazione di sconforto e di tristezza mi colse.
Paolo Borsellino era una di quelle figure che mi avevano sempre affascinato. Un pò perchè i miei "maestri" non sono mai stati "personaggi facili" e un pò perchè avrei voluto avere il suo coraggio. Potrei dire tante cose sull' "uomo di Stato", ma sarebbe inutile e forse troppo retorico.
Mi sarebbe piaciuto aver conosciuto l'Uomo per poterne parlare. No, non cadrò nell'errore di parlare di lui. Voglio solo ricordare. Voglio solo non dimenticare un uomo, la sua donna fedele, amica, complice e totalmente presa dal suo uomo da appoggiarlo sempre, i suoi figli, orgogliosi e fieri, e tutte le persone che lo hanno amato. Noi abbiamo un compito: non lasciare che la sua opera, quella del pool antimafia, cada nel dimenticatoio. Non dobbiamo più tenere la testa sotto la sabbia. Prenderci le nostre responsabilità, combattere per le nostre idee e i nostri sogni: sempre e comunque.

L'eredità morale che ci lascia è tutta concentrata qui:

« Io accetto la... ho sempre accettato il... più che il rischio, la... condizione, quali sono le conseguenze del lavoro che faccio, del luogo dove lo faccio e, vorrei dire, anche di come lo faccio. Lo accetto perché ho scelto, ad un certo punto della mia vita, di farlo e potrei dire che sapevo fin dall'inizio che dovevo correre questi pericoli.
Il... la sensazione di essere un sopravvissuto e di trovarmi in, come viene ritenuto, in... in estremo pericolo, è una sensazione che non si disgiunge dal fatto che io credo ancora profondamente nel lavoro che faccio, so che è necessario che lo faccia, so che è necessario che lo facciano tanti altri assieme a me.
E so anche che tutti noi abbiamo il dovere morale di continuarlo a fare senza lasciarci condizionare... dalla sensazione che, o financo, vorrei dire, dalla certezza, che tutto questo può costarci caro. »


Paolo Borsellino (Palermo, 19 gennaio 1940 – Palermo, 19 luglio 1992)

giovedì 10 giugno 2010

Roma che dorme

"Me sveglio 'na matina, de bon'ora,
so' solo m'arzo e me strofino l'occhi,
m'affaccio alla finestra e 'n'aria fina,
me soffia 'n faccia e me vo fa vedéeee
Roma che dorme
e io sto sveglio e nun me sta a sentì.
Ma amore mio, si stassi qui, sarebbe 'no spettacolooo
ma solo io lo sto a guardà
e solo io nun ce so stà.
Me manchi e Roma dorme
dorme e nun s’accorge
che spreca 'sto miracolo pe' me.
C’é er fresco ruffianello che ce strigneva insieme,
come che ce volesse fa bacià,
'ste cupole e 'sti tetti
che stanno stretti stretti
me parono noi due de tanto tempo fa.
Roma tu dormi
e io sto sveglio e nun me stai a sentì.
Ma amore mio si stassi qui, sarebbe 'no spettacolooo
ma solo io lo sto a guardà
e solo io nun ce so stà.
Amore mio che sto aspettà,
tu ‘ntanto nu’ ritorni,
pe' questo Roma nun se vo' sveglià"

sabato 22 maggio 2010

Tornare alla vita

Dove eri tu quando ero bruciato e spezzato?
Quando stavo alla finestra a guardare i giorni scorrere?
Dove eri tu quando ero ferito e indifeso?
perchè mi sento oppresso da ciò che dici e che fai.
Mentre stavi appesa alle parole di qualcun altro,
morendo per credere in quello che sentivi
io osservavo il sole splendente.

Perso nei pensieri e perso nel tempo,
mentre venivano piantati i semi della vita e del cambiamento,
fuori la pioggia cadeva scura e lenta.
Mentre ragionavo su questo pericoloso ma irresistibile passatempo
ho fatto un viaggio profondo attraverso i nostri silenzi
e ho capito come fosse arrivato il momento
di uccidere il passato e tornare alla vita

Ho fatto un viaggio profondo attraverso i nostri silenzi
e ho capito come fosse iniziata l’attesa
e mi sono diretto sicuro...verso il sole splendente

lunedì 26 aprile 2010

La vestizione

A me piace andare in campo. Salire sulle colonne o sul pipe rack, camminare sospeso a 25-30 metri d’altezza, guardare, toccare, assicurarmi della tenuta di una guarnizione piuttosto che della bontà di un cablaggio sul motore di una pompa.
Naturalmente, come ho avuto modo di dire un sacco di volte, non si va in campo come si va ad una scampagnata. Ci si va cercando di tenere il cervello sempre vigile perchè il pericolo è dietro l’angolo. E per cercare di limitare anche l’imponderabile, ci si va con una certa equipaggiatura. Casco (e non sapete quant’è utile!), guanti, occhiali, scarpe anti-infortunistica, giubbetto catarifrangente e soprattutto l’harness.
E così in ufficio assistiamo spesso a quella che chiamiamo “la vestizione” di chi, nonostante il freddo, la pioggia, il vento, la neve, è costretto suo malgrado a salire su per i camini dei forni piuttosto che su colonne di ricircolo gas o camminare a 30metri d’altezza su tubazzi da 14 pollici. Ma è della vestizione di un particolare personaggio che vi voglio parlare.
Premesso che in campo, in otto mesi di cantiere, ci sarà andato 6 volte in tutto, Maurizio è la persona che lavora con me da 3 anni. Fianco a fianco ne abbiamo superate di crisi. Sempre prendendoci in giro e “maledicendoci” reciprocamente. Ma come sapete bene alle volte ci sono tanti modi per dirsi le cose.


Lui è in teoria il responsabile della Sala Tecnica quindi, lo dico per i profani, non dovrebbe frequentare il campo, ma, come diciamo noi all’interno della sezione tecnica, lui fa il lavoro “nobile”. E quando la sua presenza in campo è proprio necessaria ci va veramente contro voglia. Ma la scena che quelle poche volte ci si presenta davanti è esilarante.

Pino arriva quatto quatto cercando di prenderlo con le buone: “Mauriziooo, hai da fare?? Ci sarebbe un problemino....dovremmo andare in campo...” e di rimando subito con un tono di voce oltre i 65dB: “Ah Pino, nun me scoccià...c’ho da fa...e poi non è che dovemo annà ar cinema!!!! Io che c’entro?”.
Dopo circa mezz’ora di litigata, finalmente, il nostro eroe decide che si, è proprio necessaria la sua presenza e inizia “la Vestizione”.
Si alza dalla sedia borbottando come e non meno di una pentola di fagioli che lui è responsabile dell’automazione, quindi della sala tecnica, che a lui “il ferro” non gli interessa, che non è compito suo e che questo è un lavoro di merda. Si comincia a cambiare la scarpe continuando a borbottare qualche indicibile frase in sanscrito antico e ricomincia a smadonnare a più riprese che lui non deve andare in campo. A questo punto si infila il giaccone pesante e da quel momento in poi inizia la fase “calda”.
Già perchè è il momento di indossare l’harness (l’imbracatura necessaria a chi deve salire in quota). Allora dopo circa dieci minuti che la tiene sollevata in aria cercando di capirne il verso, comincia a infilarla e ad arrotolarcisi dentro neanche fosse un’anguilla. Di solito inizia infilando il braccio sinistro nella parte dove, normalmente, andrebbe inserita la gamba destra e continua a combatterci contro fino a che rimane incartato come una caramella. Allora mentre cerca di liberarsi e noi piangiamo dal divertimento, ricomincia il torpiloquio in tutte le lingue del mondo che tutto st’armamentario non serve a nulla, che tanto lui non si lega, che tanto lui in quota non ci va...
Poi, passati buoni 15 minuti di risate, qualcuno si erge a compassione e lo aiuta a mettersi l’imbracatura. Ma siamo solo a metà.
Si perchè, forse convinto che la questione fosse finita li, dato il grande impegno profuso, inizia il balletto dentro-fuori.
Come se nulla fosse, allacciata l’ultima presa, esce di corsa dall’ufficio. Due secondi ed ecco che la porta si riapre. Gli occhiali, li mettiamo? Esce nuovamente. Due secondi e la porta si riapre. Il casco? Riesce. Passano tre secondi stavolta. Il giubbotto catarifrangente!!!! Maurì prima che riesci.....te sei scordato pure i guanti!!!!
Allora sbuffando li prende, mi guarda e fa: “Dirmelo prima no?” e se ne va.
Ma si sa.....can che abbaia non morde!

martedì 20 aprile 2010

La Fine

Chiedo scusa a chi ho tradito, e affanculo ogni nemico
Che io vinca o che io perda è sempre la stesssa merda
E non importa quanta gente ho visto, quanta ne ho conosciuta
Questa vita ha conquistato me e io l'ho conquistata
"Questa vita" ha detto mia madre "figlio mio va vissuta,
Questa vita non guarda in faccia e in faccia al massimo sputa"
Io mi pulisco e basta con la manica della mia giacca
E quando qualcuno ti schiaccia devi essere il primo che attacca.
Non ce l'ho mai fatta, ho sempre incassato,
E sempre incazzato, fino a perdere il fiato
Arriverà la fine, ma non sarà la fine
E come ogni volta ad aspettare e fare mille file
Con il tuo numero in mano e su di te un primo piano
Come un bel film che purtroppo non guarderà nessuno.
Io non lo so chi sono e mi spaventa scoprirlo,
Guardo il mio volto allo specchio ma non saprei disegnarlo
Come ti parlo, parlo da sempre della mia stessa vita,
Non posso rifarlo e raccontarlo è una gran fatica.

Vorrei che fosse oggi, in un attimo già domani
Per reiniziare, per stravolgere tutti i miei piani,
Perchè sarà migliore e io sarò migliore
Come un bel film che lascia tutti senza parole.

Non mi sembra vero e non lo è mai sembrato
Facile, dolce perchè amaro come il passato
Tutto questo mi ha cambiato
E mi son fatto rubare forse gli anni migliori
Dalle mie paranoie e da mille altri errori
Sono strano lo ammetto, e conto più di un difetto
Ma qualcuno lassù mi ha guardato e mi ha detto:
"Io ti salvo stavolta, come l'ultima volta".
Quante ne vorrei fare ma poi rimango fermo,
Guardo la vita in foto e già è arrivato un altro inverno,
Non cambio mai su questo mai, distruggo tutto sempre,
Se vi ho deluso chieder scusa non servirà a niente.




Mi piace questa canzone perchè come sempre la musica mi descrive meglio di quello che possa fare io....

venerdì 9 aprile 2010

Pessimismo cosmico

Quando questi giorni arrivano non puoi farci nulla. Arrivano e passano. A te non rimane che, passata la tempesta, raccogliere i cocci di quello che è rimasto e ricominciare.
Nere. Due giornate così era da almeno sei, sette anni che non le passavo. Di colpo sono tornati i fantasmi del passato. Di colpo tutti gli sforzi per migliorare e migliorarmi sono stati spazzati via.
Sono crollato. Un castello di sabbia costruito con tanta fatica che in meno di un secondo è stato buttato giù dalla risacca dell'onda che gli si è abbattuta contro. Giustificazioni? Nessuna. Non ho voglia di giustificarmi. Non ha senso. Ed è un esercizio che non voglio fare. Anzi, tutt'altro.
Non mi consola il fatto di aver dato tutto, non mi consola il fatto che le critiche, le accuse, i giudizi negativi, vengano da persone che non stimo e che ritengo inette. Non mi consolo perchè, che mi piaccia o no, io con queste persone devo viverci, lavorarci. Saranno queste persone che finita quest'esperienza dovranno dare un giudizio su di me.
Mi è stato sempre insegnato che 2+2 fa sempre 4. Che prima o poi il lavoro paga, che se dai tutto il risultato è li ad aspettarti. Sempre. In ogni campo. Proprio come la pentola d'oro alla fine dell'arcobaleno.
Beh signori, il risveglio è stato brutto. Traumatico.
Lo sapevo già. Ho sempre fatto finta di niente. No, non cominciate nemmeno a parlare. Non sono un ingenuo. So anche io che poi ci sono mille fattori, mille variabili, mille possibili contrattempi. Il concetto è un altro. Il concetto è che nonostante tutto quello che mi diciate io sono convinto che le cose che devono succedere, succedono. E basta. Soprattutto se hai dato il massimo.
Sono un illuso? Un sognatore? Un pirla? Uno che vive fuori dai tempi? Uno che sbatterà sempre il muso? OK! E non pensiate che io mi lamenti. No. Io voglio vivere così. L'ho scelto. Sono così. Idealista convinto. Pragmatico al momento. Contraddittorio per definizione. Solo non aspettatevi che io non abbia delle debolezze, o che in determinate circostanze non abbia di queste giornate. O che qualche brutta giornata non possa capitare...
Tranquilli.
Ho sempre detto di essere come l'Araba Fenice. Uno che è stato in grado di vivere trentaquattro anni in questo modo. Uno che è caduto, distrutto, e poi è stato sempre capace di rialzarsi. Uno capace di arrivare ad un pelo dal baratro e fermarsi guardando giù. La vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare alle volte. Uno capace di "risorgere" dalle proprie ceneri migliore, ma sempre fedele a se stesso. Fedele all'idea romantica che nel mondo esiste un'altra razza. Qualcuno che come me è felice di giocarsi tutto a testa o croce e non gli importa che sia tutto buio o tutta luce. O bianco o nero...quante volte l'ho detto?
Un giorno incontrerò in giro gente nuova. Si, e sarà una cosa straordinaria. Gente che come me lo scriverà sui muri. Nell'aria. Che avrà la forza di gridarlo.
Forse quelli che non fanno parte di questa razza nuova ci diranno che non si fa, che siamo noi gli egoisti mica la realtà, ma abbiamo solo questa vita...c'è chi ce ne ha un'altra?
Nonostante tutto, nonostante non nego che la botta è stata brutta, non mi arrendo. Anche se la voglia di mollare tutto è passata milioni di volte nella mia testa ieri. Secondo me non sarebbe un disonore. Una persona che vedesse oggettivamente la situazione comprenderebbe. Io la comprenderei. Ma non mollo, non per orgoglio, ma perchè mi scoccierebbe parecchio non finire una cosa che ho cominciato.
C'è chi mi ha detto di utilizzare gli occhi della tigre. Di essere fiero di quello che ho conquistato con le mie forze. Beh, più che della tigre oggi i miei occhi sembravano più quelli di un gattino spaurito. E la mia testa non era molto alta. Ma chi crede che mi sia arreso, che non insegua più l'utopia, che io abbia mollato...allora di me non ha capito granchè.
Ho i miei tempi. Non sono un tipino facile. E ho bisogno di toccare il fondo alle volte. D'altronde esiste posizione migliore? Da lì puoi solo risalire...se ne hai la forza. E quella ancora non sono riusciti a togliermela.


Prenditi quello che sei
e non rimpiangerti mai
se non ti piaci, vedrai...
non cambierai
non cambierai
non cambierai
non cambierai... mai!

Prenditi quello che vuoi
e non nasconderti mai
guarda le spalle che hai
forse ce la farai
forse ce la farai
forse ce la farai
forse ce la...
forse ce la...
forse ce la...
forse ce la...

Guarda che cielo che hai
guarda che sole che hai
guardati e guarda cos'hai
e........ guarda dove vai!

mercoledì 3 marzo 2010

Sopravvissuti e Sopravviventi

La cosa più difficile da fare è sempre stato gestire i successi ed accettare le sconfitte. In una parola: ricercare l'equilibrio. In tutte le cose. Ma da uno che vive con l'acceleratore a tavoletta da una vita non ti puoi aspettare che di punto in bianco diventi "equilibrista" delle sue emozioni.
Sono così. Non è una giustificazione, è la realtà. Cerco, combatto, resisto alla tentazione di esaltarmi quando una cosa si infila bene in un'altra e di deprimermi quando invece non ne infilo una.
Ma se escludiamo chi proprio per carattere continua a fregarsene, allora la maggior parte delle persone mi somiglia. Poi magari le mie manifestazioni sono più rumorose, più eclatanti, più fragorose, più sceniche di quelle di altre persone, ma questo fa parte del personaggio.
Ci sono volte in cui vorrei solo scappare e perdermi per il mondo. Ci sono volte in cui i problemi si moltiplicano e vorrei tornare bambino. Tornare a scalare con la mia bicicletta quella maledetta salita. Ecco, arranco, perdo ritmo...fiato grosso, eppure sentire di non voler mollare....alzarmi sui pedali e spingere. Sfidarmi, resistere ed arrivare da te. Da te che mi accoglievi con un sorriso largo. Te che capivi all'istante che qualcosa non andava. Te che non chiedevi. Sapevi già tutto. Te che con un sorrisino sulla faccia che era tutto un programma mi ripetevi sempre: "Simò, un passo alla volta...un passo alla volta si fece Roma!".
Il segreto è tutto li. Mettere un piede dopo l'altro, non fermarsi mai...anche quando tutto sembra remare contro e si perde velocità.
Sopravvissuto o sopravvivente perchè... perso o no SONO ANCORA IN PIEDI!

giovedì 18 febbraio 2010

Grida!

Sono giorni che ti osservo
ho contato con le dita
quante volte hai riso
mi è bastata una mano

Sono giorni che guardo
non so quello che hai là dentro
a giudicare da quello che vedo
niente di buono, niente di buono

Di che cosa hai paura
ridi e poi piangi
rompi il cielo
che copre il tuo silenzio

Liberati allora e raccontami
che stiamo qui per questo
sia per le cose buone che per quelle cattive
ridi ora e piangi dopo.


Se esco di corsa, tu mi prendi per il collo
e se non ascolto, grida!
Ti tendo la mano, tu prendi il braccio
e se vuoi di più, grida!

Mi hanno detto qualche tempo fa
quale era il rimedio migliore
quando senza nessun motivo
ti sentivi a terra
e se vuoi te lo spiego
in cosa consiste il mistero
che non c'è cielo, mare nè terra
che la vita è un sogno

sabato 6 febbraio 2010

Angeli Maleducati

Che ne faro' di me
dell'inquietudine
che prende in braccio questi miei anni di ferro
e li trsforma in ruggine
Della mia rabbia io
che cosa ne faro'
se vivo come un giocattolo che si ricarica...
Tra le onde altissime
tra facce che al mattino presto
non sono piu' bellissime...
Eppure siamo qui
a raccontarci scuse
a spacciare per stelle
le luci delle case...

Angeli Maleducati
strappati a forza dalle mani di Dio
siamo i rigori sbagliati
i bimbi violentati
Tu mi hai tradito?...Anche io
Con quella curiosita'
che nasce libera
di essere soli
anche se soli non siamo mai
Correrai via con me
perche' la vita e' solo tua
Quel cielo e' libero...
ritorna libero...
se voli tu

Che ne faro' di noi
noi qui a scambiarci la pelle
e tu a dirmi che non crescero' mai
che ho l'anima ribelle
io...No
Pezzi di cielo rubato
...continuiamo cosi...

Angeli Maleducati
tra mille anni appuntamento qui!
Piu' veri e meno incazzati
senza la scimmia sulla spalla
senza morire cosi... Con quella curiosita'
che nasce libera
di essere soli
anche se soli non e' meglio mai
Correrai via con me
perche' la vita e' solo tua
Se manca il fiato ti fermi
e un giorno ti chiedi...

Che ne faro' di me?
Che ne faro' di te?
...una canzone ancora
...o una ragione per ridere
Per non sentire piu' la solitudine
Avrai trovato amore a cento metri da me...

...Angeli Maleducati...

...senza nessuna pieta'!

domenica 24 gennaio 2010

Riflessioni di un sognatore

Nei giorni scorsi la mia carissima amica S, nel mezzo di una conversazione, mi fa: Simone, l'amore come quello dei film non esiste. Li per li non mi è sembrata una frase da sottolineare e per cui valesse la pena perdere cinque minuti, ma in questa domenica gelida e tersa il pensiero è ritornato a quella conversazione e soprattutto a quella frase. Ma andiamo con ordine.
Mi sveglio intorno alle dieci e mezza con il suono delle campane della cattedrale. Il cielo è sereno anche se la temperatura è proibitiva: il termometro segna -22°C. Un piccione cammina sul davanzale di una finestra del soppalco e sembra quasi che con il becco "bussi" alla finestra chiedendomi di farlo entrare.
Ancora stordito dal sonno, con gli occhi semiaperti scendo le scale del soppalco e apro il frigo. Il latte.....ecco quello che avrei dovuto comprare sabato pomeriggio! Sbuffo, prendo la confettura ai frutti di bosco e le fette biscottate e mi metto seduto al tavolino.
La casa è invasa da un'inconsueta luce che, insieme ad una lunga doccia, riesce a farmi svegliare del tutto. Mi vesto chiedendomi se due pail, una maglietta a collo alto, una calzamaglia e un paio di jeans siano sufficienti per arginare il freddo.
Scendo le scale di casa e come sempre mi meraviglio di come la musica sparata nelle cuffiette del mio i-pod, sappia esattamente come farmi ricordare chi e cosa voglio ricordare. Ma è verso la metà dell'allenamento che il pensiero della conversazione avuta qualche giorno prima mi torna alla mente. E allora, come se mi si accendesse una lampadina nel cervello, rifletto su quella frase che in un primo momento non mi aveva suscitato curiosità. E ci rimango male.
Male come un bambino a cui è stato infranto il sogno di Babbo Natale o della Befana.
No, non può essere. Non ci credo. Non è vero. S sta mentendo.
Finisco l'allenamento e mentre faccio la doccia e mi rivesto continuo a pensarci. Che strana domenica: è dura da mangiar giù, per un milione di motivi. Quasi mi convinco, nonostante tutti i miei sforzi, della bontà della tesi di S.
Eppure alla fine di tanto pensare ecco quali sono le mie conclusioni.

No S, non è come dici tu. O almeno, non per me. Puoi chiamarmi stupido, puoi chiamarmi sognatore, puoi chiamarmi illuso, ma continuerò a vivere con la stessa idea dell'Amore che avevo quando ero alto si è no la metà di adesso. Quando vedevo e sentivo le parole di mio nonno a mia nonna.
E siccome non sono riuscito a trovare esempio migliore eccoti quelle che per me sono le parole più belle che un uomo possa dire alla propria principessa.
Tratte dal film "Se scappi ti sposo..."

Garantisco che ci saranno tempi duri,garantisco che prima o poi uno di noi due o tutti e due vorremo farla finita,ma garantisco anche che se non ti chiedo di essere mia lo rimpiangerò per tutta la vita, perché sento nel mio cuore che sei l' unica per me!....

domenica 17 gennaio 2010

Canzoni

Invece le canzoni non ti tradiscono. Anche chi le fa può tradirti, ma le canzoni, le tue canzoni, quelle che per te hanno voluto dire qualcosa, le trovi sempre lì, quando tu vuoi trovarle. Intatte. Non importa se cambierà chi le ha cantate. Se volete sapere la mia delle canzoni, delle vostre canzoni vi potete fidare.

da Radiofreccia


Se invece volete sapere la mia: beh, oltre al fatto che delle canzoni, delle tue canzoni, ti puoi fidare, aggiungerei che le tue canzoni ti conoscono molto meglio di quanto tu conosca te stesso. La musica ha questo grande potere. Con la musica si può comunicare ciò che si è, si può dire quello che si pensa.Una canzone può rappresentarti molto meglio di mille parole. La musica può essere la cornice di un momento esaltante. La musica può farti respirare in un momento in cui i tuoi polmoni sembrano proprio non volerne sapere. La musica è li, pronta a farti sognare e a portarti lontano. E' li quando proprio non finisci di lasciarti stare e vivere leggero sembra proprio impossibile.
Ci sono momenti in cui accendi la radio e magicamente il pezzo giusto è li per te. Potrei raccontarvene di belle. E probabilmente non mi credereste.
La musica mi è entrata dentro che non avevo neanche finito di mettere su tutti i denti da latte. Barcollavo in giro per casa come il peggior ubriaco scanticchiando tra una stanza e l'altra "Mi vendo" di Renato Zero. Mio padre mi ha iniziato, come del resto un pò tutti quelli della mia generazione, alle canzoni degli anni '60, ai Beatles, a Dylan, Ella Fitzgerald e Arethra Franklin, Mina e Battisti. Mio nonno invece a Domenico Modugno e Renato Carosone. Per i Doors devo ringraziare mia sorella. Così come per i Litfiba. Quante differenze eh.
Amo tutta la musica. E non mi piacciono le categorie mentali che ne escludono tipi rispetto ad altri.
La buona musica è LA BUONA MUSICA. E per me questo equivale a "sentire" qualcosa ogni volta che sento un brano. Poco importa se la canzone è rock, pop, classica, leggera.....o se è di questo o di quel'altro. Certo sarei ipocrita se non ammettessi di avere i miei autori preferiti. Di avere un genere musicale che approccio più spesso e più volentieri. Ma questo non mi impedisce di sentire veramente qualsiasi cosa.
La musica è la mia compagna fedele qui in Polonia. E' con me al mattino appena mi sveglio, quando lavoro, quando torno a casa la sera e mi faccio la doccia, quando cucino.
Mi scorre nelle vene. La fortuna è quella di poter imbracciare la mia chitarra e continuare, a 34 anni suonati, a fare sogni di rock ‘n roll. Continuare a vivere ad orecchio anche se si stona di brutto.

mercoledì 13 gennaio 2010

14 Gennaio - AUGURI MAMMA

Funzionava ancora la radiosveglia in cucina che per anni ha segnato le due. Musica italiana gracchiava leggera in una mattinata di giugno dal sapore magico. Il cielo era più azzurro che mai e il sole ubriacava di luce tutto l'interno. Credo di non aver più rivisto in vita mia un sole così giallo.
Avevo tre anni e tu "aspettavi" Francesca. Bellissima nel tuo vestitino a fiori violetto, mentre canticchiando un pò sopra la radio preparavi il pranzo...
Questo il ricordo più dolce e più vivo che porterò sempre con me. Ovunque andrò, ovunque starò. E che mi farà sentire come quella mattina ogni volta che cercherò un pò di casa.
Oggi è il tuo compleanno, AUGURI MAMMA!
Ed oggi più che mai vorrei sentire la tua voce. Parlami ancora di te: di quello che sognavi, di come ti vestivi, di come ti pettinavi, del tuo lavoro, di via Nazionale.
Raccontami se all'epoca ero già nei tuoi pensieri e se era proprio questo il figlio che volevi...
Mi hai insegnato tutto. Tutto quello che so. Tu e papà.
A te devo la sensibilità, la gentilezza, la capacità di ascoltare senza interrompere. A te devo l'equilibrio e la capacità di razionalizzare ogni cosa. A te devo la capacità di capire gli altri.
A te devo la voglia di aiutare chi ha bisogno e il senso del dovere.
A te devo chi sono ora. A te e a tutti i tuoi sacrifici.

Stasera non potrò essere fisicamente a festeggiare con te. Ricordo la mattina della mia partenza. Ricordo e conservo il tuo sms. So che comprendi le mie scelte, d'altronde l'hai sempre fatto. Sappi che sei sempre con me.
Se potessi avere la bacchetta magica per regalarti qualcosa non avrei dubbi: ti regalerei un pò di leggerezza. Troppo tempo ti ho visto un'ombra sul viso. Troppo tempo "non ti sei lasciata stare". Vorrei tanto rivederti sorridere come quella mattina di giugno di tanto, troppo, tempo fa.

Sei una gran Donna mamma! Goditela tutta! Alla faccia di chi NON ha compreso, alla faccia di chi NON sa, alla faccia di chi una sua vita NON ce l'ha e tenta di aggrapparsi alla tua, ma soprattutto PER me! Soprattutto PER te!

E allora non mi rimane che mandarti un bacio. A te. Alla mia mamma: tanti auguri di Buon Compleanno!!
Ti voglio bene

Simone