lunedì 20 giugno 2011

L'Evento - Una storia vera

Questo post doveva, nei miei progetti iniziali, parlare, in chiave più o meno umoristica, di una giornata particolare. Una giornata che quattro persone aspettavano da due anni circa. Una giornata che doveva essere la nostra arma segreta da utilizzare ogniqualvolta una "certa persona" avesse alzato il tiro delle prese in giro. Ed invece, ora che la giornata è trascorsa, ora che il si è stato pronunciato, ora che il riso è stato gettato sugli sposi e che il rinfresco è stato consumato, un'emozione strana ed indimenticabile mi attanaglia il cuore e mi fa scrivere di getto queste poche righe.
No, non parlerò del tight elegantissimo con cui lo sposo si è presentato. Non parlerò del bastone e della tuba che lo abbellivano. E non parlerò della bellezza della sposa. Raggiante, radiosa e tanto tanto emozionata. Non parlerò di tutti gli episodi divertenti che sono capitati in chiesa e fuori. Non parlerò neanche del filmino e delle foto. No. Non parlerò di un'emozione che è e resterà nei cuori di 5 persone diverse tra loro,ma che un filo sottilissimo unisce per la pelle. Un filo che nessuno potrà mai spezzare. Non parlerò dell'emozione generata nello sposo da una lettera letta a pranzo e che ha fatto trasformare le risa in emozione purissima, in un battito sincrono di un unico cuore fatto invece di tante componenti. Quasi noi 4 non credessimo a quello che stavamo vedendo. Non parlerò degli sguardi complici, nè della voglia di stare insieme, di ridere, di scherzare, di prenderci in giro e di continuare ad avere quella sensazione di pace e serenità che solo quando siamo insieme "sentiamo". No, non parlerò di tutto questo. Non nè parlerò perchè viene tutto via con me. Dentro il mio cuore. Come un'emozione che non avrà mai fine.

lunedì 13 giugno 2011

Nè più, nè meno

Scrivo per me stesso e non per gli altri. Scrivo (male) per cercare di fissare in qualche modo le idee che riempiono la mia testa. E scrivo, fondamentalmente, come "terapia" per cercare di migliorare me stesso. E allora mi sembra giusto dire la verità. Almeno la mia. E me ne fotto allegramente se qualcuno non capisce. Me ne fotto allegramente se qualcuno si offende. Ripeto: scrivo per me. Non scrivo perchè devo insegnare qualcosa agli altri.
Non invento nulla. Osservo e registro. Alle volte sfrutto parole di altri per arrivare ad esprimere quello che ho in testa. Non sono e non sarò mai un "asso" di qualcosa. So fare tutto. Tutto e male. Ma tutto. Scrivo, ma di certo non ho mai pensato di essere Hemingway; fotografo, ma non sono certo Helmut Newton; canto, ma non sono mica Pavarotti; suono la chitarra, ma non sono Clapton o Gilmour; faccio l'ingegnere, ma sicuramente non passerò alla storia per questo. Faccio tanto, tanto altro ancora. Alle volte faccio il buffone, alle volte sono pesante, alle volte proprio non capisco, altre invece mi lascio andare. Nè più, nè meno...ma sono io, vero. Nè più, nè meno...

venerdì 10 giugno 2011

Una strada chiamata Speranza

Lotterò fino a che non è finita
ed accetterò sconfitte solo dalla vita
e anche ai margini del mondo...volerò

E non venderò i desideri
amerò ogno giorno come fosse ieri
e quello che mi manca me lo inventerò

Perché sono un uomo che ha sogni in abbondanza
e una strada chiamata Speranza

Se sorriderai, sorriderò
dove accosterai, abiterò
e dai tuoi occhi un po' di pioggia asciugherò

E se sarai triste non ti preoccupare
avrò qualche storia da raccontare
e una radio, in qualche posto, troverò

Certi giorni avremo il cielo in una stanza
e nel cuore una strana Speranza

Non c'è molto di più che valga per noi
è come un volo lassù...senza scendere mai

E' come guardare il mondo in lontanza
da questa strada chiamata Speranza

Non c'è molto di più che valga per noi
è come un volo lassù...senza scendere mai

Ed un giorno poi saluterò
senza dire niente me ne andrò
ma il mio sguardo, quello te lo lascerò

E se chiudi gli occhi mi vedrai
così non sarai mai triste, mai
Pensami con un sorriso, se lo puoi...

Tu saprai che avrò vissuto abbastanza
su una strada chiamata...Speranza

lunedì 6 giugno 2011

Via col Vento

Non mi va di scrivere. Non mi va di parlare. Non mi va di preoccuparmi. Non mi va di complicare sempre tutto. Non mi va. Non mi va di pensare e di "essere pesante". Non mi va..........neanche un pò!
E allora? Che c'è? Non mi va di starmene zitto. Non mi va di fare le cose a metà. Non mi va di essere giudicato per questo. Non mi va di perdere, nè di vincere. Non mi va di essere catalogato. La categoria me la do da solo, al massimo. Voglio vivere. A modo mio. Giocando le mie carte. E se a qualcuno non sta bene...beh, mi dispiace ma.....francamente ME NE INFISCHIO.

Prendi la strada - Vasco Rossi

Prendi la strada che porta fortuna
prendi la via che fa più paura
prendi la cosa così
la vita è dura

non ti fermare davanti a niente
non ascoltare nemmeno la gente
non ti distrarre perché
la vita è tua

e quando arriverà la domenica
e sarà sempre colpa tua
avrai almeno la soddisfazione
di dire che sei stato un'eccezione

prendi la strada che porta lontano
scegli la via che ti prende la mano
non lamentarti perché
la vita è dura

non ti lasciare convincere
che nessun'altro può scegliere quello che è meglio per te
la vita è tua

e quando arriverà la domenica
e sarà sempre colpa tua
avrai almeno la soddisfazione
di dire che sei stato il peggiore

prendi la strada che porta fortuna
scegli la via che va sulla luna
e non arrenderti mai
la vita è dura
non trascurare mai niente
non ascoltare la gente
non aspettare godot
la vita è tua

e quando arriverà la domenica
e sarà ancora colpa tua
avrai almeno la soddisfazione
di dire che sei stato un mascal..un'eccezione-e-e

un'eccezione

lunedì 30 maggio 2011

Citazione di fine Maggio

Non importa quanto sia stretta la porta,
quanto piena di castighi la vita,
io sono il padrone del mio destino:
io sono il capitano della mia anima

William Ernest Henley

mercoledì 18 maggio 2011

Pensierino

L'Amore e' come le vecchie Giostre coi Calci in Culo. Devi mirare alla Luna per Sperare nel Premio....

lunedì 16 maggio 2011

Massima

“Colui che osserva i Sogni dichiarò: Dal Sogno deriva la Creazione e dalla Creazione sorge la manifestazione del Sogno Creativo”

Brothers in arms

Now the sun's gone to hell
And the moon's riding high
Let me bid you farewell
Every man has to die
But it's written in the starlight
And every line on your palm
We're fools to make war
On our brothers in arms

sabato 14 maggio 2011

Nero

Nero come la notte
Mistico come la Luna
Parlami di magia
Presto volerò con te

martedì 3 maggio 2011

Alla zia pina

“La Serenità ha cambiato domicilio….non abita più qui da molto tempo”
“E saprebbe dirmi dove si trova adesso?”
“Non saprei. Ma puoi chiedere al Minotauro, il portiere dello stabile”
“E lei, scusi, chi è?”
“Io sono Chimera…io sono l’Istinto primordiale, irrazionale e devastante”



“Mi scusi, sa dove si trova la Serenità?”
“Non c’è…se n’è andata tanto tempo fa”
“E sa dove si trova?”
“Questo non lo devi chiedere a me. Solo Kronos può aiutarti”
“Kronos? E chi è?”
“Kronos è il Signore del tempo. E’ lui, solo lui può difenderti da Chimera….”
“Mmm…mi sa tanto di labirinto mentale”
“Esatto, figlio mio, e non c’è modo di uscire…”
“C’è sempre un modo. Esiste sempre un filo da seguire. Per ognuno di noi diverso. Così mi ha detto!”
“Chi?”
“Arianna…”
“Non me la nominare….”

La Serenità è qualcosa di speciale. Più della Gloria, più della Felicità. Più di tutto il resto. Perchè? Per due motivi: dipende solo da te e una volta trovata non ti abbandona più!

martedì 19 aprile 2011

Bocca di Rosa

Sgombriamo subito il campo dai dubbi. Non ho mai pagato una donna per venire con me, non sono mai stato con una prostituta e non lo farò mai. Ma questo non significa che io abbia nei confronti della prostituzione una posizione bacchettona. Fondamentalmente non ho mai considerato la cosa. Ma questo non mi ha impedito di vedere tutta la faccenda da un punto di vista che spesso si trascura. Sono e restano delle donne. Molte disperate. Ma pur sempre donne, con una loro dignità. Personalmente rispetto molto di più alcune di loro che non altre donne cosidette "per bene".
Detto questo, cominciamo.



Ci sono notti strane. Ci sono notti in cui è difficile fare finta di niente. Notti in cui il sonno tarda ad arrivare e i pensieri vagano tra una stella e l'altra, tra una costellazione e l'altra,cercando disperatamente un approdo sulla luna, e la testa non vuol saperne di spegnersi anche solo per qualche ora. Allora ti giri e ti rigiri nel letto. Cerchi in tutti i modi di dormire, ti appelli a Morfeo, ma come sempre quando cerchi qualcosa, questa sfugge dalle tue mani. Ed è in una di queste notti che, preso da un raptus di follia, mi sono alzato, vestito e sono uscito alla ricerca di "qualcosa" che avevo perso. Erano le tre e venti e la città dormiva. Il suono del motore della macchina sembrava quasi disturbare Roma. Tutto era ovattato, scuro e silenzioso. Le ombre lunghe gettate sull'asfalto dai lampioni mi accompagnavano verso una meta che non conoscevo e mi bisbigliavano di una situazione che conoscevo ormai a memoria. La mia agitazione interna cozzava con la quiete della Città millenaria. San Pietro illuminato e vuoto era ancora più rassicurante e suggestivo, eppure dinnanzi a quella maestosità mi sentivo a disagio. Un senso di vuoto dentro che non riuscivo proprio a mandar via. Le quattro e cinquanta. E ancora girovagavo. Dentro e fuori di me. Un viaggio mentale e fisico nella Città più bella del mondo. Ora ho fame. Mi fermai in un bar aperto di notte. Una coppia di agenti che fumavano distrattamente sulla porta d'entrata, un barista spettinato e assonnato e quattro, cinque puttane dentro. Prendo un cornetto e un cappuccino, pensai. Mentre aspettavo ancora il cappucino, una delle giovani donne uscì dal gruppo e mi si avvicinò con fare "aggressivo". Senza utilizzare giri di parole mi invitò ad "andare" con lei. Guardandola con la coda dell'occhio, scossi la testa.
"Cos'è, non ce la fai?"
"Non è quello, ce la farei pure....." le risposi gentilmente, abbozzando un sorriso.
"Non hai i soldi?"
"No, i soldi ce li avrei pure...."
"E allora non ti piaccio?"
Mi girai del tutto verso di lei e la guardai negli occhi.
"No, non è che non mi piaci.....è che non pago una donna per venire con me."
Mi rimisi con il corpo parallelo al bancone e continuai a mangiare il mio cornetto. Con la coda dell'occhio però cercavo di capire la situazione. Era rimasta lì, ferma, e il suo sguardo era improvvisamente cambiato. Tra le risate generali pensai di aver sbagliato risposta e mi preparai ad una valanga di insulti. La giovane donna si girò e tornò a parlare con le sue "amiche". Finii di mangiare, bevvi il mio cappuccino e mi diressi alla cassa. Pagai ed uscii. Tutto a quest'ora del mattino è rallentato pensai, e le persone hanno il tempo di assaporare le cose, i loro pensieri, le loro paure, le loro voglie. Fuori dal bar respirai profondamente ad occhi chiusi e pensai che in questa notte sbagliata non ho avevo ancora trovato la cosa che cercavo.
Una mano all'improvviso mi toccò la spalla.
"Ehi, tu....."
Riaprii gli occhi "Problemi?"
"Nessuno....Ma cos'hai?"
"Niente, dai....te l'ho detto, non pago le donne."
"No, no, l'ho capito. Lo leggo nei tuoi occhi chi sei e soprattutto cosa sei. Io non voglio romperti ma...non ti andrebbe di chiaccherare un pò?"
Pensai un attimo. Aveva una faccetta sincera e dolce. Era una vera meraviglia.
"E perchè no?"
E all'improvviso mi ritrovai a rivelare ad una perfetta sconosciuta tutti i miei segreti. A rivelarle tutti i perchè a cui non riuscivo ancora a dare una risposta valida, mentre con lo sguardo guardavamo il fiume scorrere verso il mare.
Non pensavo di essere stato divertente, ma mi fermai un istante a guardarla. Rideva. Rideva di gusto. Una risata vera, spontanea....forse una risata che non faceva da tanto tempo. Sembrava addirittura felice. Alla fine del mio racconto e delle sue risa, ci perdemmo in un silenzio leggero. Non so dire quanto restammo lì. Mentre si accendeva una nuova sigaretta si girò verso di me e con una voce sottile e la faccia seria mi disse:"Grazie mille...grazie della serata e delle risa. Sei una persona eccezionale....la prima da quando sto in Italia che mi ha dimostrato un pò di umanità. Io non so come andrà a finire, sia per me che per te, ma ricordati sempre di chi sei e non cambiare mai. Io non ho seguito i miei sogni, ed eccomi qui....tu invece devi solo aspettare. Sei una gran persona, fidati, ogni donna sarebbe fortunata ad averti accanto."
Ci siamo salutati senza dire più nulla. Uno sguardo lungo e pieno di significati.
La vedevo allontanarsi mentre da est un nuovo sole sorgeva. Tutto come sempre: gli uccelli cominciavano a volare sopra il Tevere, la città che si risvegliava lentamente, il traffico che aumentava pian piano e tutto intorno a me che non sapeva dei miei guai o dei guai di una giovane donna dell'est che per vivere doveva ogni sera "donare" il suo corpo a gente che non avrebbe mai guardato neanche di traverso. Gente che magari la domenica va in chiesa o che, rientrando da una "seratina", bacia la moglie e coccola i figli. Gente perbene. Nessuno sa. Nessuno deve sapere. Tutto girava "normalmente".
Ma non devo giudicare nessuno. Non sono, appunto, uno che guarda la vita degli altri o che la giudica. Faccio fatica a vedere la mia. Solo non riesco a far finta che la verità non esista. Ed allora ecco quello che stavo cercando. Era lì, davanti a me e per trovarlo mi è servita una "puttana". Una puttana che più di altre persone sa la differenza tra la menzogna e la verità. Una donna che finge per mestiere, ma che ogni giorno deve fare i conti con quello che ha dentro. Siamo stati insieme poche ore eppure siamo riusciti a dare all'altro ciò che stava cercando. Umanità a te, verità a me.
Non faccio sempre la cosa giusta. Spesso mi manca il coraggio. Però non smetto di lottare per ciò che voglio. E spero tanto che quella notte ti sia sentita ancora parte dell'umanità. Ti sia sentita bene a parlare con un uomo che non voleva niente da te. E che tu non hai guardato come uno dei tanti clienti che la sera accontenti.
Quella sera mi hai insegnato che esistono tante verità. Ognuna valida. Ognuna vera. Ma che alla fine esiste La Verità. Quella con cui dobbiamo fare i conti tutti i giorni. Quella che non puoi negare. Quella che puoi guardare in faccia solo se hai il coraggio delle tue azioni e dei tuoi sogni. Quella dove non esistono compromessi. E' quella che sto cercando. Un giorno forse la troverò alla fine dell'arcobaleno.

Ricordati sempre di chi sei aveva detto...si, non me lo scorderò mai. Non scorderò mai questa folle notte. Stanne certa Bocca di Rosa.

giovedì 14 aprile 2011

Rimpianti

Per qualche tempo ci siamo illusi di poter condividere alcune esperienze insieme… forse molte.
Temo che per molto tempo rimpiangeremo di non averlo potuto o di non averlo saputo fare.


(ringraziamenti alla zia Pina per il "suggerimento" e l'amicizia)

giovedì 7 aprile 2011

Anche tu, anche se, non trovi le parole

Non si puo’ scodare quello che si vede Non si puo’ convincere chi non ti crede
Dal vivo parlo male se la gente non segue nei sogni corro male se qualcuno mi insegue
Se tu fossi veleno io ti berrei Se tu fossi religione io sarei la santa sede
Cerco gente che sa quello che vuole anche tu anche se non trovi le parole


Il momento che aspettavi da una vita arriverà domani come una partita
Giornata finita sarà tutto diverso
Dipende da quanto hai vinto
O quanto hai perso

nessuna replica, poco potere
mentre decidi se ti puoi fidare
il tuo momento ti viene a cercare puoi solo credere
forse saltare
come un elastico senza pensare non c'è più tempo forse fa male

lunedì 28 marzo 2011

Le cose che lasciamo dietro di noi,prima o poi ci raggiungono

Se ti scrivo solo adesso un motivo ci sarà
non è mica san Lorenzo
non ci sono stelle matte
su 'sta piccola città
non ci sono desideri da non dire come tempo fa
il destino ha la sua puntualità
hai lottato come un uomo con la brutta compagnia
che non eri mica stanco
che nessuno mai è pronto quando c'è da andare via
hai pregato bestemmiando per la rabbia per tutta l'agonia
per le scelte che stava facendo dio
non ci sono più i petardi
e nemmeno il diario vitt
le bambine occhiate in chiesa sono tutte quante spose

sono tutte via da qui
non si affaccia più tua madre alla finestra a urlare "tòt a cà"
non c'è neanche più la tua curiosità
dove sono le ragazze che sceglievano fra noi
e dov'è la nave scuola che hai confuso con l'amore
e forse lo era più che mai
non c'è più la pallavolo e i tuoi attrezzi non c'è più l'hi-fi
non ci sono più tutti quanti i tuoi guai
quando hai solo diciott'anni quante cose che non sai

quando hai solo diciott'anni forse invece sai già tutto
non dovresti crescer mai
se ti scrivo solo adesso è che sono io così
è che arrivo spesso tardi
quando sono già ricordi che hanno preso casa qui
non è vero ciò che ho detto: qua c'è tutto a dire che ci sei
fai buon viaggio e poi poi riposa se puoi


Lettera a G - Luciano Ligabue


Una bambina, niente di più. Lì in piedi nell'angolo della stanza buia. La porta chiusa, il cuore che batteva forte. Ho acceso lo stereo. Musica soft, d'atmosfera, si sarebbe detto una volta. Feci due passi verso di te. Potevo addirittura sentire i battiti del tuo cuore. Ti abbracciai. Forte e stretta a me. La tua faccia contro il mio petto. Sedici anni io, quattordici tu. In quel periodo un'eternità. Sentivo le tue mani appoggiarsi delicatamente sulla mia schiena. E con le mie ti tenevo stretta, stretta. Poi all'improvviso hai staccato la testa da me e con gli occhi, nella penombra, hai cercato il mio sguardo. Un bacio. Lungo, dolce, romantico. Le mie mani che passavano lentamente dall'alto al basso del tuo viso in una lunga e interminabile carezza.

Dopo quella volta solo occhiate tra noi. Ma io pensavo ad altro e tu lo stesso. Ma sono sicuro che quel pomeriggio non l'avevi scordato. Quante ne ho combinate. Ero un tornado e non me ne accorgevo. E quante lacrime hai versato prima di dimenticarmi? Quante volte scendevo da casa e ti trovavo lì sotto che facevi finta di niente? Eppure dopo quel pomeriggio mai più una parola fra noi. Forse l'amore che provavi per quel ragazzo più grande dopo un pò si è anche trasformato in odio. Forse ce l'avevi con me. E forse era anche giusto così.
La mattina che te ne sei andata via per sempre ho percorso quella strada prima di te. Tutti e due diretti all'università. Io ero a metà del mio percorso di studi. Tu avevi appena cominciato. Ed è stato solo tornando a casa che ho appreso la notizia. Quante se ne sono dette. Si è sentita male, un colpo di sonno, un sorpasso azzardato, andava troppo forte...che importanza ha? Nessuna...
Ti giuro che quando passo davanti a quel fottuto guard-rail della via del Mare non penso mai se andavi troppo forte, se ti sei sentita male, se hai azzardato un sorpasso troppo rischioso. No, non me ne frega nulla. Penso solo che te ne sei andata troppo presto. E' strano come tutto sembri assurdo. Alle volte pensiamo di avere tutto il tempo del mondo a nostra disposizione. Quante volte ci siamo ripetuti la frase:"Un giorno..." oppure "prima o poi"....e perchè non subito? perchè non ora? Questo il mio rimpianto più grande. Non averti detto più nulla. Non sarebbe cambiato nulla riguardo noi due, no...avremmo sicuramente incontrato altre persone, saremmo andati in direzioni diverse, ma... non ci sarebbe stato questo sospeso tra noi.
E così eccoci finalmente al titolo di questo post:le cose che lasciamo dietro di noi, prima o poi, ci raggiungono! Per anni non ho pensato più a te. Passavo su quella maledetta strada e non pensavo. Facevo finta di niente. Eppure stasera eccoti qui.
In tutti questi anni più di una volta ho incrociato gli occhi di tuo fratello. Mi sentivo a disagio. Lui sapeva. Ti aveva vista piangere. E per questo forse a genio non gli sono mai andato. Va bene così. E' normale. Lo capisco.

Tu che adesso conosci il cielo, tu che puoi vederci e che da lassù passi da una stella all'altra, ora conosci l'uomo che c'è in me. E sai che se male ti ho fatto, l'ho fatto senza volere...che forse ti avrei voluto dire tante cose, magari incrociarti ancora sotto casa mia e fare due passi insieme raccontandoti tutto quello che ho fatto per arrivare dove sono ora.
Ma stasera non mi importa neanche questo. Stasera voglio solo dirti grazie del meraviglioso ricordo che porto dentro.
Non è oggi che io e te "abbiamo fatto pace". No, tu lo sai bene. Un paio di mesi fa ti sei "manifestata", discreta come sempre. E il mio cuore ha recuperato un pò dei suoi battiti. Una scena come tante altre. Io che parcheggio e scendo dalla macchina. Entro in un bar. Un ragazzo che mi scruta. Ma stavolta non con la faccia dell'odio. No. Tuo fratello era lì con un bel sorriso. Una stretta di mano, due chiacchere. Spicciole si, ma tanto tanto significative. Per me.
Non voglio più parlare. Tutto il resto che ho da dirti lo puoi leggere nel mio cuore. E voglio finire questo.....no, è sbagliato....non voglio finire. Voglio salutarti riprendendo il verso finale della canzone iniziale:

"se ti scrivo solo adesso è che sono io così
è che arrivo spesso tardi
quando sono già ricordi che hanno preso casa qui
non è vero ciò che ho detto: qua c'è tutto a dire che ci sei
fai buon viaggio e poi poi riposa se puoi"

Ciao. E dovunque sei adesso, fai davvero buon viaggio.

lunedì 28 febbraio 2011

Cos'è l'amore

Quando ti chiedi cos'è l'amore,

immagina due mani ardenti

che si incontrano,

due sguardi perduti l'uno nell'altro,

due cuori che tremano

di fronte all'immensità di un sentimento,

e poche parole

per rendere eterno un istante.


~ Alan Douar ~

giovedì 3 febbraio 2011

...tra leggenda e realtà...

La Follia decise di invitare i suoi amici a prendere un caffè da lei. Dopo il caffè, la Follia propose: 'Si gioca a nascondino?'. 'Nascondino? Che cos'è?' - domandò la Curiosità. 'Nascondino è un gioco. Io conto fino a cento e voi vi nascondete. Quando avrò terminato di contare, cercherò e il primo che troverò sarà il prossimo a contare'. Accettarono tutti ad eccezione della Paura e della Pigrizia. '1,2,3. - la Follia cominciò a contare. La Fretta si nascose per prima, dove le capitò. La Timidezza, timida come sempre, si nascose in un gruppo d'alberi. La Gioia corse in mezzo al giardino. La Tristezza cominciò a piangere, perché non trovava un angolo adatto per nascondersi. L' Invidia si unì al Trionfo e si nascose accanto a lui dietro un sasso. La Follia continuava a contare mentre i suoi amici si nascondevano. La Disperazione era disperata vedendo che la Follia era gia a novantanove. 'CENTO! - gridò la Follia - Comincerò a cercare.' La prima ad essere trovata fu la Curiosità, poiché non aveva potuto impedirsi di uscire per vedere chi sarebbe stato il primo ad essere scoperto. Guardando da una parte, la Follia vide il Dubbio sopra un recinto che non sapeva da quale lato si sarebbe meglio nascosto. E così di seguito scoprì la Gioia, la Tristezza, la Timidezza. Quando tutti erano riuniti, la Curiosità domandò: 'Dov'è l'Amore?'. Nessuno l'aveva visto. La Follia cominciò a cercarlo. Cercò in cima ad una montagna, nei fiumi sotto le rocce. Ma non trovò l'Amore. Cercando da tutte le parti, la Follia vide un rosaio, prese un pezzo di legno e cominciò cercare tra i rami, allorché ad un tratto sentì un grido. Era l'Amore, che gridava perché una spina gli aveva forato un occhio. La Follia non sapeva che cosa fare. Si scusò, implorò l'Amore per avere il suo perdono e arrivò fino a promettergli di seguirlo per sempre. L'Amore accettò le scuse. Oggi, l' Amore è cieco e la Follia lo accompagna sempre.

martedì 25 gennaio 2011

Impara ad essere come un bambino

Una volta, tanto tempo fa, quando ero al terzo anno di kung-fu, imparai una grande lezione. Il kung fu non è una normale arte marziale. Il kung fu è una filosofia di vita. Si impara la disciplina, la tattica di combattimento, le manovre di difesa e quelle di attacco, ma anche come stare al mondo.
Non mi vergogno a dirlo...ero bravino. Non l'allievo migliore, ma tra i primissimi. Dopo un allenamento particolarmente duro in cui mi ero distinto per aver fatto parecchie evoluzioni, vengo avvicinato dal maestro che mi dice:"La prossima lezione per te sarà con i bambini piccoli alle 5 e mezza". Rimango di sasso. Non ci potevo credere. Ero stato declassato e l'avrebbero saputo tutti. Si sa come ragionano i ragazzi. L'apparenza prima di tutto.
Chiesi spiegazioni, ma il maestro mi fece fare silenzio e mi disse: "Se non vieni alla lezione dei bambini puoi considerarti fuori. Non venire più!" e se ne andò.
Il venerdi successivo andai. Puntuale come un orologio svizzero. I bambini facevano un gran baccano e il maestro (non l'avevo mai visto così sorridente) dispensava sorrisi e abbracci per tutti. Io cominciai i miei esercizi di riscaldamento e al primo fischio del maestro anche i bambini cominciarono a riscaldarsi. Uno dopo l'altro li vedevo eseguire varie evoluzioni. Chi una ruota, chi un rotolamento con calcio, chi una Kip (che altro non è che un movimento con cui si va schiena a terra e ci si alza senza mani).
Man mano che il tempo passava prestavo sempre più attenzione alle loro movenze, i loro passi, le loro evoluzioni. E da ognuno imparavo qualcosa. Imparavo un semplice gesto, una posizione migliore....i piedi...i bambini li muovevano senza la paura di sbagliare. Erano liberi e sciolti. Eppoi le loro risa. Coinvolgenti. Il tempo passava e anche loro non avevano più timore di me. Adesso un paio di loro mi afferravano le gambe, ora si facevano saltare......uno ha persino pensato bene di sfidarmi. Soldo di cacio.
Poi ce n'era uno. Uno silenzioso. Un pò in disparte. Lo notai. Mi avvicinai. "Ehi" dissi..."E tu? Non ti alleni con gli altri? Posso allenarmi con te?". Non voleva, ma rimasi li e lo costrinsi a fare qualche esercizio di scioglimento con me. Feci qualche battuta scema (non mi viene difficile), ma lui niente. Continuai e alla fine sfinito mi disse:"Certo che se essere grande significa essere così scemo allora mi rimangio tutto....non voglio essere grande!". cominciai a ridere di gusto. Una risata spontanea, felice, serena. Come non mi capitava da tempo. Alla fine della lezione incrociai il maestro. Non disse nulla tranne: " Ti aspetto lunedi prossimo, sempre alle cinque e mezza!".
Non la presi male stavolta. Tornai a casa contento e sereno. E così andò per una settimana alla fine della quale il maestro mi disse:" Ti ho fatto allenare con i bambini perchè tu potessi ritrovare una cosa fondamentale: la spontaneità! I bambini non sono come noi, non conoscono vergogna, si divertono, giocano e soprattutto sono delle spugne: assorbono tutto e cercano di mettere in pratica le cose che gli dico senza paura! Ecco, in questa settimana e mezza tu hai ritrovato la gioia di allenarti scherzando, hai ritrovato quello che avevi perso: la sensazione di non aver paura ed hai finalmente imparato!"
I bambini sono eccezionali. Semplici e puri. Non hanno bisogno di assecondare le aspettative degli altri perchè su di loro non ci sono aspettative e tutto diventa lineare, irragionevolmente ragionevole. Dovremmo tutti imparare dai bambini. La loro mente non è bloccata da pregiudizi e quindi accetta semplicemente qualsiasi cosa. Bella o brutta. I bambini portano con loro la vera Sapienza.