mercoledì 10 dicembre 2014

Primissime impressioni

Kaohsiung (高雄) è la seconda città per grandezza di Taiwan, con un popolazione stimata intorno ai 2.770.000 abitanti. E' divisa in 38 distretti (區), ogni distretto è diviso in villaggi (里). Ci sono 651 villaggi, ogni villaggio è suddiviso in vicinati (鄰), ci sono 15.584 vicinati. La città è anche il centro più importante per la manifattura, la raffinazione ed i trasporti della nazione. Il tasso d'inquinamento è alto data la presenza massiccia di industrie e il suo porto negli anni '80 è stato per grandezza al terzo posto mondiale. Queste in sintesi le nozioni che snocciola wikipedia e con le quali sono partito da Roma. Avevo letto qua e là su internet dei blog su Taiwan e, naturalmente, su Kaohsiung in particolare, ma in sostanza erano soltanto due le cose che mi preoccupavano: la lingua e il cibo. Devo ammettere che il problema lingua è paragonabile a quello cibo anche se sto cercando di superare il secondo. E devo ringraziare l'influenza che il Giappone ha avuto sull'isola. Infatti devo dire che nonostante io sia scettico a provare "tutto" (voglio dire che seleziono bene prima di ordinare), la cucina Teppanyaki non è affato male. L'uso errato delle bacchette (kuàizi (筷)) mi fa consumare il pasto in un'ora (più o meno) ma sto migliorando. L'impatto con un mondo tanto diverso dal mio è stato duro. Dopo una settimana piena qui a Taiwan posso riassumere le mie impressioni con poche parole: tutto qui è caoticamente ordinato. La città è grande, dispersiva,ma per certi versi raccolta nelle mille stradine attorno ad un viale, moderna e antica. Se ti muovi a piedi non puoi non notare due cose: l'aria pesante delle metropoli orientali e l'esplosione di colore (il più discreto è il rosso). L'aria pesante è dovuta al forte inquinamento. La benzina non è raffinatissima e camminando per strada alle volte vieni aggredito dall'odore di zolfo. Orientarsi è facile. Le maggiori arterie collegano i quattro punti cardinali. Ci sono due linee di metropolitana: la rossa collega la parte Nord a quella Sud e quella gialla che invece collega la parte Est a quella Ovest. Le due si incrociano solo in un punto d'interscambio: la stazione di Formosa Boulevard. Anche le due maggiori direttrici stradali seguono questa logica. Seguendo questo principio perdersi dovrebbe essere quasi impossibile. Ecco, bravi: quasi! Si perchè non appena si lascia la via principale e ci si avventura in qualche vicolo o strada secondaria, si piomba inesorabilmente in un vespaio di vicoletti pieni di botteghe, di case, di banchetti di cibo "take-away", mercatini, ristorantini. Si piomba in piena Chinatown. In alcune strade la densità tra persone e cose sparse qua e là, sopra e sotto, a destra e a sinistra, è talmente alta che quasi non si scorge il cielo. Ogni negozio, ogni banchetto, ogni esercizio pubblico, ha i suoi bei "ninnoli" appesi per contrastare la malasorte. Si va dalle classiche lanterne rosse ai delle scritte scaramantiche, da bracieri davanti la porta d'ingresso (dove la tradizione vuole che si brucino carte, frutta, incensi) per invocare l'aiuto degli dei e propiziare gli affari agli adesivi dei gatti. Qui a Taiwan non si deve mai indicare col dito una persona (è maleducazione), non si devono mai incrociare le bacchette, non si deve mai bere troppo in pubblico tanto da dare "spettacolo". Per ulteriori sviluppi ed info: stay tuned.

giovedì 4 dicembre 2014

Aforisma

E qualsiasi cosa succeda, continueranno ad amarsi. Perché un incontro non si sceglie ma si prende come un destino. E quando è avvenuto, è compiuto per sempre. Dacia Maraini

mercoledì 3 dicembre 2014

Comincia l'avventura

Aeroporto di Fiumicino. 1 Dicembre 2014. Inizio avventura. Per un momento, mentre salgo la scaletta dell'aereo, mi fermo e mi giro verso Roma. E' un momento, un secondo solo. Mille pensieri, mille domande, mille perchè. Devo resistere fino a Milano. Li una volta salito sull'aereo che mi porterà a Honk Kong potrò finalmente dar libero sfogo a tutte le emozioni. Ora no, devo resistere. Mi giro verso l'aereo e continuo a salire. L'hostess dell'Alitalia sulla porta mi sorride dandomi il buongiorno. Si parte. A Milano, scesi dall'aereo e ancora nel tunnel, una hostess di terra ci porta direttamente al banco Cathay per le nuove carte d'imbarco. Siamo gli ultimi a salire a bordo. Stanno aspettando noi. Il mio posto sul volo CX 234 è il 12K. Entro e al mio posto mi fanno trovare un calice di champagne e subito dopo portano delle noccioline. Sistemo il bagaglio a mano nella cassettiera e comincio a stuzzicare qualcosa. La postazione è fantastica. Poltrona comodissima, schermo a colori, cuffie bose, telecomando, prese usb, AVG, 120V. Dopo pochi secondi mi portano una borsetta. Dentro trovo uno spazzolino, un dentifricio Colgate da viaggio, mascherina per occhi, tappi per le orecchie, calzettoni e calzante. Guardo fuori dal finestrino: comincia a piovere. L'aereo comincia ad accelerare. Stacca da terra. Ok, andata. Il volo trascorre tranquillo tra un pasto, una lettura, il cellulare (rileggendo gli ultimi messaggi), due film in lingua originale (la desolazione di Smaug e Will Hunting) e tanta bella musica. Alle sei meno cinque del mattino (ora locale, circa mezzanotte da voi) dal finestrino si scorge Hong Kong. E' l'alba. Bellissima. Il mar cinese meridionale è calmo. A largo ci sono ancora molte chiatte. La montagna se da una parte incornicia il tutto, sembra "essere richiamata dal mare". E' avvolta da una leggera foschia che le regala un'aria affascinante e misteriosa. Orientale. Esattamente il panorama visto in milioni di film ambientati qui. Inutile dire che l'aereoporto è qualcosa di immenso e tecnologico. C'è perfino un'aerea giochi bambini con scivoli e casette. Mentre camminiamo per arrivare al gatesi incontriamo teche con abiti storici del Capodanno dell'anno del Drago, una meraviglia di colori. Alcuni negozi stanno cominciando ad aprire. L'aereoporto si sta svegliando, un pò come noi, dal torpore della notte. Arriviamo alla lounge della Cathay. Facciamo una veloce colazione e torniamo al gate per l'ultimo volo. Il volo KA432 della Dragonair tra Hong Kong e Kaohsiung. Anche in questo caso il mio posto è il 12K. Sarà un vizio, boh. Quando il pullman ci fa scendere sotto l'aereo ci guardiamo, io e miei cinque compagni d'avventura, perchè da fuori non è molto rassicurante. Mi faccio il segno della croce e salgo. Con mio sommo stupore invece dentro è meraviglioso. Qui ci servono una colazione a base di frutta fresca, aranciata e croissant, o almeno questo è quello che ho scelto io perchè in tutta franchezza, fare colazione con una salciccia fumante con porri e pomodori non ne avevo voglia. Atterriamo, dopo circa un'ora e un quarto di volo, definitivamente, a Kaohsiung. E dopo neanche un minuto abbiamo le valigie. Alle volte, l'efficienza. Preleviamo dei soldi per pagare il taxi e usciamo dall'aeroporto. Un uomo molto cerimoniale ci indica i tassisti migliori (secondo il suo giudizio) e ci invita a salire due a due sui tre taxi davanti a lui. Il mio tassista scende e si occupa delle valigie. Quando solleva la prima, mi guarda con aria interrogativa....o era più un'espressione come per dire: ma che cavolo ci hai infilato dentro? Saliamo e l'autista accende la radio. L'impatto con la musica locale è: jingle bells. Evergreen. Subito dopo attacca una cantilena che lui si canticchia fra sè anche buona forse per farsi venire l'orchite. Buono. Eh Mister si può anche spegnere! Siamo qui. Siamo a Taiwan. Non lo avrei mai pensato nè immaginato, ma così è. Come sempre quando si parla di me, non posso descrivere un'emozione sola. Non sono solo triste, non sono solo maliconico, non sono solo spaventato, ma sono anche contento, eccitato e pronto a vivere questa nuova avventura.