giovedì 2 marzo 2017
domenica 19 febbraio 2017
Flavio non c'è più
“Vince sempre chi più crede e chi più a lungo sa patir. Forza Silvio”. Questa scritta si trova sul muro della rampa di scale che dal reparto di terapia intensiva neurochirurgica sale verso il blocco operatorio del padiglione Lancisi. Giorno dopo giorno non faccio che leggere quella scritta e così, credo, anche tutti gli altri familiari con cui dò vita alla lunga processione di visite. Da quel 24 gennaio l’avrò letta così tante volte che c’è stato addirittura un momento che ho creduto che fosse così. Silvio forse ce l’ha fatta, Flavio invece no. Flavio da venerdì non c’è più. Inutile girarci attorno. Capisco il mio piccolo cervello che prova a razionalizzare dicendosi tante e tante cose, tutte potenzialmente vere per carità, ma la verità è una sola: Flavio non c’è più. Flavio aveva subito, lottato, patito, creduto e sperato, ma non ce l’ha fatta. 28 anni.
Nei 10mq scarsi della sala d’attesa davanti alla porta che separa la vita come noi la conosciamo con quell’Acheronte che è la terapia intensiva del reparto di neurochirurgia, ne vedi di persone. Ne senti di storie. Una di queste storie raccontava di un padre e di una madre, di un fratello maggiore, che stretti dall’affetto di amici veramente unici, attendevano il risveglio del “piccolo” Flavio. Flavio lottava dal 30 Dicembre scorso. E forse questa è la cosa che mi fa più male. Perché dopo essere stati presi dalla disperazione, essersi ripresi, aver cominciato a sperare, ricaduti e mai arresi, la sconfitta, la resa ad un destino bastardo ed infame, brucia ancora di più. Dopo un mese e mezzo di lotta, superando due emorragie, due infezioni, e chissà quante altre complicazioni no, non lo accetto. Perché sfido chiunque dopo un mese e mezzo, dopo aver passato tutta la gamma delle esperienze umane, anche in una sola giornata, per poi ripassarle più e più volte, non sentire in fondo al cuore e nella testa quella maledettissima voce che ti dice: malgrado tutto siamo ancora qui, ne abbiamo passate tante, il peggio è passato, ce la faremo. E non si zittisce neanche quando tutto sembra volgere al peggio. E a quel punto sei fregato. Perché quando il peggio arriva ormai hai perso ogni difesa, sei senza corazza e la botta la prendi tutta, come un treno che ti colpisce in corsa.
Flavio si era laureato da poco e stava per andare a vivere da solo. Non lo conoscevo, Flavio. Mai parlato. Mai scambiato un saluto. Conoscevo, o meglio parlavo, con suo padre Ugo. Un uomo di un’umanità fuori dal comune. Parlavo, o meglio scambiavo sguardi e sorrisi, con sua madre Caterina.
Flavio “dormiva” nel letto accanto a quello di mio padre. Lo vedevo tutte le sere che, vestito e sterilizzato, entro a trovare papà. Chissà se ascoltava anche lui i resoconti che faccio puntualmente sui successi della Roma o sulle mie giornate lavorative a mio padre.
In questi due giorni spesso mi sono domandato perché la sua morte mi avesse così colpito. E la risposta non è così banale credetemi. Sarebbe facile dire: 28 anni, cos’altro aggiungere? Eppure non è solo quello. Certo che è anche quello, ma non solo.
Sei lì, abbracci stretto il padre, baci la madre, abbracci il fratello maggiore. Eppoi ti volti, la testa bassa. Non vuoi vedere, rifiuti una scena che non potrai più cancellare. E in quell’attimo noti negli occhi dei parenti degli altri pazienti quello che hai riconosciuto essere il tuo terrore: essere davanti ad una scena che potresti vivere il giorno successivo. Vedere quello che potrebbe essere per te. Ecco la miseria dell’uomo.
Certo avresti meritato parole più belle e importanti ed io invece ci inciampo, le “mozzico”, le “ciancico”, le maltratto. Però volevo salutarti in qualche modo e dire Grazie alla tua famiglia. Perché, forse non siete riusciti a farmi credere che più a lungo crede e patisce alla fine vince, anzi sono sempre più convinto che in questo mondo chi merita o chi lotta non ha mai ciò che si merita, ma siete riusciti a farmi ricredere su di me e sul genere umano. Fai buon viaggio. Ovunque ti porterà.
mercoledì 11 gennaio 2017
Mi accorgerò di te
Mi accorgerò di te perché il legno dei portoni di Roma profumerà e il rosso mattone dei palazzi bacerà gentile i marciapiedi. Mi accorgerò di te perché il cameriere mi sorriderà complice come se io fossi l'uomo più fortunato del mondo e tu starai solo ordinando acqua minerale e due bicchieri di bianco. Mi accorgerò di te perché arriveremo ai semafori col volume alto dello stereo cantando a squarciagola e quando ci vergogneremo sarà già tardi; mi accorgerò di te perché con un sorriso mi cancellerai tutte quelle mercerie e bigiotterie umane che mi sono passate intorno. Mi accorgerò di te perché i miei amici diventeranno i tuoi e ti chiederanno continuamente cosa ci trovi in me. Mi accorgerò di te una domenica in una gita in montagna , quelle con i primi maglioni pesanti e con le trattorie dove cucina ancora la Mamma e la Zia , noi mangeremo fettuccine fatte a mano e io troverò sulla tua faccia tutti i posti dove non sono stato. Mi accorgerò di te e tutto ciò che non sei stata tu fino ad ora sembrerà ridicolo, piccolo e lontano, e perché la notte dormirò pochissimo eppure non sarò mai stanco. Mi accorgerò di te perché cambierò biglietti di treni e aerei per tornare prima, adorerò di nuovo Natale e riderò al supermercato. Mi accorgerò di te perché tutto ciò che non e' stato prima di te sarà servito soprattutto al fatto che sia tu ora, e sempre. Sbrigati per favore e stampami questo sorriso da ebete in faccia ... Mi accorgerò di te lo giuro. Promesso.
venerdì 29 luglio 2016
I DIECI LADRI DELLA TUA ENERGIA
1- Lascia andare le persone che solo condividono lamentele, problemi, storie disastrose, paura e giudizio sugli altri. Se qualcuno cerca un cestino per buttare la sua immondizia, fa sì che non sia la tua mente.
2- Paga i tuoi debiti in tempo. Nel contempo fai pagare a chi ti deve o scegli di lasciarlo andare, se ormai non lo può fare.
3- Mantieni le tue promesse. Se non l'hai fatto, domandati perché fai fatica. Hai sempre il diritto di cambiare opinione, scusarti, compensare, rinegoziare e offrire un'alternativa ad una promessa non mantenuta; ma non farlo diventare un'abitudine. Il modo più semplice di evitare di non fare una cosa che prometti di fare e dire NO subito.
4- Elimina nel possibile e delega i compiti che preferisci non fare e dedica il tuo tempo a fare quelli che ti piacciono.
5- Permettiti di riposare quando ti serve e dati il permesso di agire se hai un'occasione buona.
6- Butta, raccogli e organizza, niente ti prende più energia di uno spazio disordinato e pieno di cose del passato che ormai non ti servono più.
7- Dà priorità alla tua salute, senza il macchinario del tuo corpo lavorando al massimo, non puoi fare molto. Fai delle pause.
8- Affronta le situazioni tossiche che stai tollerando, da riscattare un amico o un famigliare, fino a tollerare azioni negative di un compagno o un gruppo; prendi l'azione necessaria.
9- Accetta. Non per rassegnazione, ma niente ti fa perdere più energia di litigare con una situazione che non puoi cambiare.
10-Perdona, lascia andare una situazione che è causa di dolore, puoi sempre scegliere di lasciare il dolore del ricordo.
mercoledì 22 giugno 2016
Mantra
Non ti arrendere mai,
neanche quando la fatica si fa sentire,
neanche quando il tuo piede inciampa,
neanche quando i tuoi occhi bruciano,
neanche quando i tuoi sforzi sono ignorati,
neanche quando la delusione ti avvilisce,
neanche quando l’errore ti scoraggia,
neanche quando il tradimento ti ferisce,
neanche quando il successo ti abbandona,
neanche quando l’ingratitudine ti sgomenta,
neanche quando l’incomprensione ti circonda,
neanche quando la noia ti atterra,
neanche quando tutto ha l’aria del niente,
neanche quando il peso del peccato ti schiaccia…
stringi i pugni, sorridi……….e ricomincia.
San Leone Magno
lunedì 8 febbraio 2016
Riflessioni
Scorrono i giorni, i mesi e gli anni. Scorrono senza chiedere scusa, senza avvisare, senza educazione. Lo fanno per farsi rimpiangere da noi così distratti da tutto quello che "dobbiamo" sbrigare per tirare a campare, e anche se te ne rendi conto hai sempre la sensazione che sia troppo tardi. Tardi per cominciare di nuovo un lavoro, una vita, per svuotare il cassetto dei sogni dimenticati, tardi per un viaggio, per una dichiarazione e si rimane stupiti di quanto siano bravi gli altri a fare programmi e a metterli in atto. Ecco oggi è il giorno dei miei complimenti al mondo, a quelli che lo popolano e hanno già raggiunto tutti i loro obiettivi, quelli sazi dei successi, innamorati del loro lavoro (perchè ne hanno uno solo e non due o tre) , sempre pronti a partire, a esaudire i desideri propri e altrui.
Complimenti a voi che avete capito come funziona questo gioco. Per quello che mi riguarda c'ho capito proprio poco.....
venerdì 15 maggio 2015
ERESIA
Vi auguro di essere eretici.
Eresia viene dal greco e vuol dire scelta. Eretico è la persona che sceglie e, in questo senso è colui che più della verità ama la ricerca della verità.
E allora io ve lo auguro di cuore questo coraggio dell’eresia. Vi auguro l’eresia dei fatti prima che delle parole, l’eresia della coerenza, del coraggio, della gratuità, della responsabilità e dell’impegno.
Oggi è eretico chi mette la propria libertà al servizio degli altri. Chi impegna la propria libertà per chi ancora libero non è.
Eretico è chi non si accontenta dei saperi di seconda mano, chi studia, chi approfondisce, chi si mette in gioco in quello che fa.
Eretico è chi si ribella al sonno delle coscienze, chi non si rassegna alle ingiustizie. Chi non pensa che la povertà sia una fatalità.
Eretico è chi non cede alla tentazione del cinismo e dell’indifferenza.
Eretico è chi ha il coraggio di avere più coraggio.
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