lunedì 15 settembre 2008

Nessuno tocchi i bambini:una storia vera...purtroppo!

Di seguito la lettera inviata alla Carrefour da una mamma di un bambino autistico umiliato e deriso da persone "normali" (mah...):

Alla CA. Gentile Direzione Carrefour di Assago

Mi chiamo Barbara e sono la mamma orgogliosa di un bambino autistico di quattro anni.

Nel Vostro sito, leggo della Vostra missione e soprattutto del Vostro impegno nel sociale.
“La nostra capacità di integrarci con il territorio in cui siamo presenti, di comunicare con le istituzioni locali e di sostenere progetti sociali e associazioni umanitarie si riscontra attraverso azioni concrete:

• Finanziamento della ricerca contro alcune malattie del XXI secolo
• Sostegno alla giornata nazionale indetta dal Banco Alimentare per la raccolta di generi alimentari
• Sostegno di iniziative umanitarie di vario tipo”

Lasciatemi dire che oggi nel punto vendita di Assago avete sfiorato la discriminazione punibile per legge.

Era previsto un evento che mio figlio aspettava con ansia: il tour delle auto a grandezza reale del film Cars.

Vestito di tutto punto con la sua maglietta di Cars, comprata DA VOI, oggi l’ho portato, emozionatissimo, ad Assago. Vista la posizione di Saetta, ci siamo avvicinati per fare una foto. Click, click, click, bimbo sorridente a lato della macchina. Avevate previsto un fotografo, sui sessant’anni, sembrava un rassicurante nonno con una digitale da 2000 euro, collegata a un pc dove un quarantacinquenne calvo digitalizzava un volantino carinissimo con le foto dei bimbi di fronte a Saetta, stampate all’interno della griglia di un finto giornale d’auto. Una copertina, insomma, che i bimbi chiedevano a gran voce e avrebbero poi incorniciato in una delle costose cornici in vendita nel Vostro reparto bricolage. Chiaramente, il mio biondino, che purtroppo per la sua malattia non parla (ancora), mi ha fatto capire a gesti che gli sarebbe piaciuto. Per quale ragione non farlo? Semplice, lo avrei capito dopo poco.

Attendo il turno di mio figlio, con estrema pazienza, e senza disturbare nessuno. Ci saranno stati una ventina di bambini, non di più. Non cento, una ventina.

Arriva il turno del mio piccolo, e non appena varca la transenna, resta il tempo di ben DUE SECONDI girato verso il suo idolo a grandezza naturale, invece di fissare l’obiettivo del fotografo. Mi abbasso, senza dar fastidio alcuno, scivolo sotto la corda e da davanti, chiedo a mio figlio di girarsi. Il fotografo comincia ad urlare “Muoviti! Non siamo mica tutti qui ad aspettare te” Mio figlio si gira, ma non abbastanza secondo il “professionista”. Gli chiedo “Per favore, anche se non è proprio dritto, gli faccia lo stesso la foto…” “Ma io non ho mica tempo da perdere sa? Lo porti via! Vattene! Avanti un altro, vattene!” Un bambino a lato urla “Oh, mi sa che quello è scemo” e il vostro Omino del Computer, ridendo “Eh, si! Vattene biondino, non puoi star qui a vita!” Mio figlio, che non è SCEMO, non parla ma capisce tutto, sentendosi urlare dal fotografo, da quello che digitalizzava le immagini e dalla claque che questi due individui hanno sollevato ed aizzato, si mette a piangere, deriso ancora dal fotografo che lo fa scendere dal piedistallo di fortuna che avete improvvisato davanti alla macchina, facendolo pure inciampare. A nulla valgono le imbarazzate scuse della guardia giurata,che poco prima aveva tranquillamente familiarizzato con mio figlio. L’umiliazione che è stata data dai Vostri incaricati, che avrebbero dovuto lavorare con i bambini, a un piccolo di quattro anni che ha la sfortuna di avere una sindrome che poco gli fa avere contatto visivo con il resto del mondo e non lo fa parlare, è stata una cosa lacerante. In lacrime, con il torace scosso dai singhiozzi, umiliato, deriso, leso nella propria dignità di bambino non neurotipico. Una signorina, con la Vostra tshirt, mi si è avvicinata per chiedermi cosa fosse successo. Alla mia spiegazione, dopo averle detto che il piccolo aveva una sindrome autistica, mi ha detto “Ma se non è normale non lo deve portare in mezzo alla gente“.

Son stata talmente male da non riuscire a reagire, ho dovuto uscire all’aria aperta, con il bambino piangente, per prendere fiato dopo tanta umiliazione.

Ho pianto. Dal dolore.

Questo è l’articolo 2 comma 4 della legge 67 del 1 Marzo 2006, a tutela dei soggetti portatori di handicap:

-Sono, altresì, considerati come discriminazioni le molestie ovvero quei comportamenti indesiderati, posti in essere per motivi connessi alla disabilità, che violano la dignità e la libertà di una persona con disabilità, ovvero creano un clima di intimidazione, di umiliazione e di ostilità nei suoi confronti.

Vorrei sapere come intendete agire, se con una scrollata di spalle come i Vostri dipendenti, di fronte a un trauma che avete fatto subire ad un bambino che già dalla vita è messo ogni giorno a dura prova.

Manderò questa mail in copia alla segreteria dell’onorevole Carfagna, e alla redazione di Striscia la Notizia, oltre a pubblicarla sul mio sito personale.

Tacere non ha senso, e ancora minor senso hanno le umiliazione che io e mio figlio abbiamo subito oggi.

Sotto il link del blog dove potete vedere l'articolo originale:
http://blackcat.bloggy.biz/archive/3280.html


Che mondo di merda! Facciamo davvero qualcosa noi per primi per cambiarlo!

mercoledì 10 settembre 2008

Il Bunker

Nell'era di internet, dei videogiochi, della Playstation, dei cartoni animati che NON sono più quelli di una volta, dei telefonini, dei video su youtube e tanto, tanto altro, mi sono accorto che alla fine, forse, non è poi cambiato granchè.
Sono cresciuto quasi dentro una campana di vetro. Fino all'età di 13 anni era VIETATO uscire dal mio condominio.
Come me anche tutti gli altri bambini dovevano attenersi alla stessa regola. E forse anche per questo, una volta usciti, abbiamo ripetutamente sbattuto il muso con quella realtà, che molti chiamano semplicemente LA STRADA, a cui non eravamo abituati.
Dove abito io c'è un grande giardino che abbraccia le tre palazzine del comprensorio. Lì, fra quelle lingue di verde e di asfalto, bianche ringhiere ci separavano dalla strada. Lì abbiamo giocato a tennis, calcio, moscacieca, biglie, nascondino, lo schiaffo del soldato, salta cavallo. Una volta abbiamo anche "simulato" un'olimpiade. Abbiamo costruito varie capanne dove rifugiarci quando il sole picchiava troppo forte sulle nostre teste. Siamo saliti sugli alberi di gelsi per raccogliere i frutti più maturi. E ci siamo incantati troppe volte a guardare il sole tramontare verso il mare. Ammaliati da quei colori così vivi.
Si, insomma, cercavamo di arrangiarci con quello che avevamo. Eppure la cosa che ci aveva sempre intrigato era una costruzione militare che dista 5 metri dalla ringhiera del giardino. Si, un bunker risalente la seconda guerra mondiale che domina la campagna che lambisce la ferrovia Roma-Lido. Per noi era semplicemente il bunker.
Allora rappresentava tutto ciò che ci era nascosto. L'ignoto al di fuori del giardino. Forse un mezzo per entrare nel mondo dei grandi.
Il bunker era sempre frequentato da ragazzi molto più grandi di noi. Era un ritrovo. Li vedevamo fumare, ridere, sfottersi, bestemmiare, sputare, drogarsi, fare l'amore.
E così quando fummo finalmente liberi di conoscere tutto ciò che c'era fuori, il primo luogo che visitammo fu proprio il bunker.
Non un granchè deve dire. Eppure entrarci, leggere le immacabili scritte, fiutare l'odore di quel posto ci dava i brividi. Forse una sensazione che sento ancora oggi al ricordo.
Gli anni passano e gli interessi cambiano. E siccome non c'è stato ricambio generazionale nè nella zona dove abito, nè nel condominio di casa, il giardino, la strada e il bunker sono rimasti deserti per molti anni.
Deserti...disertati dai quei rompicoglioni che sono i ragazzi dagli 8 ai 15-16 anni.
Da un pò di tempo però la tendenza si è invertita. E tutto, come se fosse passata la stagione invernale, ha cominciato a popolarsi di nuovo. Come se d'improvviso la primavera fosse scoppiata.
La scorsa domenica ero intento nei miei allenamenti (corsa, sbarra, salto con la corda...)quando da fuori il giardino sento delle voci. Lì per lì non ci faccio caso e continuo l'allenamento. Poi d'improvviso le voci sono diventate sempre più forti e allora avvicinatomi alla ringhiera...eccoli lì. Un gruppeto di una quindicina di ragazzetti/bambini che fumavano, parlavano, scherzavano, ridevano, perculavano, sputavano e facevano i gradassi davanti alle poche ragazze che si erano unite alla compagnia.
Certo, noi non avevamo tutti quei vestiti firmati, non avevamo i jeans sotto il culo, non avevamo i capelli piastrati e non avevamo l'ultimo modello di telefonino...ma sempre affascinati da quel luogo eravamo. E quel luogo, per noi come per loro, ha sempre incarnato quella voglia di libertà che da che mondo è mondo morde le chiappe a chi si appresta a diventare adulto. Senza fretta, però!

martedì 15 luglio 2008

Riflessioni notturne

Una coppia di amici si lascia. Si lascia dopo 10 anni. Forse? No, meglio guardare in faccia la realtà! E chiamare le cose con il proprio nome e cognome.
Alle volte "...gli occhi fanno quel che devono, niente meno e niente più, tutto quello che non vedono è perchè non vuoi vederlo tu..." , o forse semplicemente è dura guardarsi in faccia e dirsi che le cose (purtroppo) non sono andate come avremmo voluto. La colpa? Ma perchè quando due si sono amati, rispettati, hanno dato tutto e poi alla fine si sono persi si deve sempre cercare un colpevole? E' la vita! E' crudele, ma è così. Dieci anni dicevo. Tanti. Troppi per far scivolare tutto nel più squallido dei finali. Troppi per non capire che forse è l'ora di guardare in faccia la realtà. Troppi per non capire che la campanella è suonata da tanto tempo e che stiamo aspettando un miracolo che non avverrà...
E gli stati d'animo si mescolano ai ricordi più belli. E allora vorresti ripensarci, vorresti corrergli dietro e dirgli:"Amore, no...non andare via...riproviamo!" ed è lì che sbaglieresti. Lì, che per la prima volta da quando state insieme, mentiresti a te stesso e mentiresti all'altro. Lì che per la prima volta calpesteresti la tua dignità e la sua.
Giorni fa la prova più difficile da superare sembrava essere quella di riprendere in mano le fila della tua vita e di guardare finalmente in faccia la realtà. Oggi che tutto questo è stato fatto sembra niente paragonato al dover affrontare la SOLITUDINE che una rottura comporta. Del dover affrontare "la mancanza delle piccole abitudini" che fino a quel preciso istante ci sembravano così stupide, squallide e insignificanti. E invece tutto ad un tratto (come se un burattinaio crudele avesse tolto il velo che avevamo davanti al cuore e agli occhi un secondo dopo) queste cose ci appaiono per quello che sono sempre state: importanti e belle.
E la nostalgia ci avvolge. Cala il silenzio ed intorno è solo rumore.
Allora vorresti fuggire, partire, fare mille cose, vedere tante persone...e tutto per non rimanere da solo. Per sfuggire alla domanda che ti ronza nella testa e che provi a scacciare con tutte le tue forze inutilmente: "Avrò preso la decisione giusta?"
Io credo che la risposta sia sempre affermativa. In ogni caso.
Credo che se stiamo cercando la favola è giusto lottare per averla. E' giusto non accontentarsi. E allora è anche giusto lasciare perchè non si è più convinti.
Nella fiaba Cenerentola non va mai dal principe (o viceversa) a chiedergli una pausa di riflessione perchè non è più sicura...
"Non si può cercare un negozio di antiquariato in via del Corso...non si può cercare l'ombra in un deserto...o scoprire che è difficle incontrarsi in mare aperto...prima di partire si dovrebbe esser sicuri: di che cosa si vorrà cercare, dei bisogni VERI!"

Se poi dopo aver lottato si è caduti sconfitti: "Niente paura...ci pensa la vita mi han detto così!"...basta solo aver il coraggio di viverla.

lunedì 30 giugno 2008

Un mezzo pomeriggio al mare

Una mezza giornata in compagnia di David è sempre fonte d'ispirazione. Soprattutto se tutto è condito da sole, mare, grattachecche e panze.
Dando uno schiaffo morale a Davide, che non credeva possibile che il bradipo che è insito in David potesse risvegliarsi e venire a prendermi per portarmi al mare subito dopo pranzo, alle due e cinque di un assolatissimo pomeriggio di inizio estate squilla il mio cellulare. La voce stranamente squillante di David mi dice che "...io sono pronto, esco di casa tra 10 minuti...calcola il tempo di arrivare...!". Preciso come un'orologio svizzero il nostro eroe mi carica sul suo fiammante (grigio) cinquino e schiaccia l'acceleratore raggiungendo subito velocità inaudite (65 Km/h) per raggiungere il lido. Dopo circa mezz'ora arriviamo sul lungo mare. Ci dirigiamo in direzione dei Cancelli. E trovare un posto diventa da subito un'impresa proibitiva. Sembriamo Fantozzi e Filini in una delle loro stravaganti gite...
Tutta Roma sembra essersi trasferita ad Ostia. E io comincio a temere per la salute mentale di David. Si sa, lui non è propriamente quello che si dice "un tipo tranquillo" (nel traffico) e il perdurare della situazione mi faceva pensare al peggio. Il fatto poi che cercasse di parcheggiare in ogni piccolo perturgio (anche spudoratamente improbabile) rendeva tutto molto più preoccupante.
Eppure con mio sommo gaudio il nostro eroe riesce a mantenere un atteggiamento propositivo e tranquillo e anzi, per dirla tutta, sono io che sbrocco ad una tizia che si era attaccata al clacson...mentre Dave cercava per l'ennesima volta di infilare il bolide in uno spazio in cui non sarebbe entrato un motorino: ortogonale alla strada!
Incredibilmente arriviamo fino all'ingresso della notissima località "Villaggio Tognazzi" e lì riusciamo a parcheggiare.
Belli come due scolaretti il primo giorno di scuola, camminiamo lungo il ciglio della strada in fila indiana per cercare di non essere investiti puntando l'ingresso di una spiaggia libera attrezzata in quel di Capocotta.
Fortunamente l'oasi non era quella naturista...
Giungiamo finalmente sul bagnasciuga e lì ci si presenta davanti la seguente scena: ressa chilometrica al bar, spazio dj con musica tribal house sparata sulla spiaggia da circa 8 casse in stile concerto di Vasco Rossi all'olimpico, 2 idioti che suonavano dei bonghi sopra la musica e neanche uno spazietto libero dove infilarci.
Ah dimenticavo lo scemo del bar che col microfono selezionava e perculava la gente in fila...
Riusciamo a distanziare tutto il caos e a sistemare i due "TELI" (va bene Dadino???), ci sdraiamo e cominciamo a prendere il sole. Il pomeriggio era splendido e la brezza marina alleggeriva il caldo asfissiante di quelle ore.
E così tra una conversazione sui massimi sistemi, una perculatio su qualche uomo bello, tonico e con discreta panzetta, il nostro eroe si imbatte nell'unico grattacheccaro napoletano di Ostia e dintorni. Azz...2 grattachecche m'hann dat!
Soddisfazione delle soddisfazioni: c'era anche della gente più bianca di noi...e non è un'esagerazione!
Unico neo? Mi sono messo la crema solare con protezione 16: secondo voi mi sono colorato?

martedì 20 maggio 2008

Un giorno di ordinaria follia

San Babila, uomo nudo nella fontana. Strano episodio intorno alle 15 di lunedì pomeriggio: è rimasto in piedi per una ventina di minuti, completamente nudo, dentro la fontana di piazza San Babila, nel punto dove dove si alzano i getti d'acqua che poi ricadono nella vasca. Poi l'hanno convinto a uscire e l'hanno portato via con l'ambulanza. Non è ancora stato identificato il protagonista dello strano siparietto che, tra le 15.20 e le 15.40 circa di lunedì pomeriggio, ha attirato l'attenzione di decine di persone che si trovavano a passare per il centro di Milano. Molti hanno ripreso la scena con i telefonini.

Leggendo la notizia su molti siti internet mi sono immediatamente preoccupato: vuoi vedere che Stefaminkio (di nome, ma forse non di fatto) ne ha combinata un'altra delle sue? Vuoi vedere che quella Santa Donna di Catalina deve sopportare anche questa nuova mattanadell'intrepido eroe?
Continuando a leggere scopro che:
"Lo show improvvisato dell'uomo nudo è durato una ventina di minuti, tra l'ilarità generale. Poi un operaio che stava lavorando per la metropolitana è riuscito a convincere l'emulo di Anita Ekberg a emergere dal suo bagno rinfrescante. L'uomo è stato portato fuori dalla fontana tra gli applausi di chi si era fermato a guardare la scena, sotto lo sguardo degli uomini della Guardia di Finanza e degli operatori del 118. L'improvvisato spogliarellista, che appariva in stato confusionale, è stato subito portato all'interno di un'ambulanza che stazionava in piazza San Babila."
Direi subito due cose: l'ilarità generale potrebbe anche convincermi ulteriormente delle mie preoccupazioni, così come lo stato confusionale ( è mai stato in grado di intendere e di volere?), ma ve lo immaginate voi Minkio con la parrucca bionda (stile Anitona della Dolce Vita) mentre camminando verso il centro della fontana chiama con voce greve: "Marcelo....Come in!"...................................................mamma mia che scena brutta!


Fortuna che l'articolo metteva in evidenza che lo strano tipo era (forse) di origini arabe....


http://www.corriere.it/vivimilano/cronache/articoli/2008/05_Maggio/19/uomo_nudo_fontana.shtml

lunedì 12 maggio 2008

Il mare, gli amici e la birra!

Quando David mi ha fatto uno squilletto sul cellulare per farmi capire che era appena giunto sotto casa mia, io ero su una scala e stavo disperatamente cercando di tirare su una tapparella del salone che proprio non ne voleva sapere di venire su! Si, lo so che state pensando e comunque voglio dirvi che siete pignoli e bastardi: ero su una scala perchè avevo aperto il casettone sopra la finestra e la stavo tirando su cercando di sbrogliare il casino fatto da mia madre la sera precedente.
Comunque, riprendendo il filo del discorso, due pensieri, sentito lo squillo, mi attanagliavano la mente. Primo: la figuraccia che avremmo fatto io e David al mare (era il primo sole per entrambi) bianchi come due mozzarelle di bufala. Secondo: la sorpresa aprendo lo zaino che mia madre si era impegnata a prepararmi dato che il lavoro della serranda ha pensato bene di farlo fare a me e non a mio padre che sarebbe ritornato a casa da lì a un'ora.
In ritardissimo scendo di corsa e salgo sul cinquino "sport" di Dave...che quando lo chiamo così chissà perchè mi vengono sempre in mente i Bee Hive... mah!
L'appuntamento l'avevamo preso una settimana prima, ma solo il sabato mattina (durante una lezione del master aziendale che il nostro eroe sta seguendo) mi aveva mandato un sms per dirmi se ero ancora intenzionato ad andare.
Devo dire che il clima al mare era ottimale, non troppo caldo, poca gente, ma soprattutto, quello che ha più confortato Dave e me è stato trovare persone in condizioni ancora peggiori le nostre. Un signore era talmente bianco che quasi si mimetizzava sulla sedia su cui stava, un ragazzo vicino a noi con la fidanzata aveva la pancia sblusata sul costume, insomma tutte cose che "gratificano" chi, come me e Dave, cerca di mantenere un aspetto decente.
Insomma facevamo la nostra porca figura...
Il pomeriggio è trascorso sereno, finalmente riposati e rilassati. Unico neo? Quando siamo arrivati e scelto il punto dove stendere gli asciugamani...sorpresa! Avete presente l'asciugamano con cui vi lavate le mani al bagno? Bene, avete presente quello un pò più grande da doccia? Ok, mia madre era riuscita a mettermi nello zaino un asciugamano dalle dimensioni intermedie...
Dave ha riso un quarto d'ora...non oso immaginare quello che mi dirà il mio collega quando leggerà (a forza) questo post!
Altro da dire sul pomeriggio? Beh si, che sicuramente si replicherà!
La sera, come se tutto questo non fosse ancora abbastanza, ci riuniamo io, Sara, Dave, Silvia e Davide per una birretta a trastevere. Tralascio il fatto che inizialmente l'appuntamento era alle 22:15 in Prati e che il messaggio in cui si spostava l'appuntamento alla stessa ora ma a 25 metri da dove ero inizialmente mi è arrivato alle 22:08 quando ormai ero fermo ad aspettare, ma non posso esimermi dal raccontare un fatto successo al pub!
Eravamo nel mezzo di una conversazione semi-seria quando i due bambini (Dave e Davide), seduti a capo tavola, si sono messi a giocare con un tappo dell'acqua(?) o qualcosa di simile, simulando una porta con due bicchieri. Tutto fino a quel momento era andato benissimo. Avevamo perfino salutato il padrone del pub che avevamo riconosciuto perchè frequentatori (direi assidui) dell'altro suo locale sulla gianicolense. La cameriera, una ragazzotta un pò tarchiata, non era stata celerissima, ma almeno era cordiale e sorrideva. All'improvviso Dave scaglia il tappo e Davide, nella fretta di "parare" il tiro, fa "scivolare" a terra il suo bicchiere di birra...pieno a metà?Pieno a metà...bagnando così scarpe e pantaloni un pò a tutti/e e facendo innervosire non poco la cameriera che da quel momento in avanti non ha più fatto un sorriso neanche sotto pagamento.
Secondo voi quanto ci metteremo a fare l'ennesima figuracia?

martedì 6 maggio 2008

Pensieri alla rinfusa

Ma chi l'ha detto poi che un post debba essere lungo e debba contenere per forza qualcosa? Qualcosa da dire c'è naturalmente, ma sono come tante schegge (impazzite) di riflessioni fatte durante una corsetta di 10Km piuttosto che di una uscita in gruppo per una birretta o semplicemente fatte così perchè alla volte invece di inseguire noi i pensieri, questi vengono a bussare alla nostra mente indipendentemente dalla nostra volontà.
E così cominciamo. Il Sole è passato dall'Ariete al Toro. Stefanino ne ha fatti 30 (TANTI AUGURI di nuovo!), l'Italia ha cambiato governo e Roma ha un nuovo sindaco. Dite che i tre fatti sono in qualche modo legati o si tratta di pura e semplice casualità?
Il polline continua a cadere copioso dagli alberi e i miei inutili tentativi di mantenere pulita la macchina si vanno a fare benedire. Una domanda: ma perchè dai pini scende quella cazzo di polvere giallina che nun se ne va manco se infili la macchina direttamente in lavatrice? E poi: ma che chi costruisce i parcheggi sta ai mezzi con i proprietari di autolavaggi? Non c'è parcheggio senza pini e viceversa!
Io continuo a essere chiamato "polemico", ma possibile che il polemico sono io quando c'è qualcuno che insulta le persone solo perchè ribadiscono più volte concetti lapalissiani o fanno domande scontate tipo "Anche tu qua?Ma che ci fai?" e la risposta è sarcasticamente: nulla passavo di qua per caso perchè dalle 8 la mattina alle 16:30 il pomeriggio non ho niente da fare?
Ogni riferimento a Dave è proprio voluto!
C'è chi dorme (e non piglia pesci), chi va in Messico (due colleghi), chi passa i ponti in famiglia, chi si fa una zuppa di frutti di mare e crostacei, chi lavora, chi fa finta, chi parla al telefono, chi si fa domande e chi tenta di darsi delle risposte.
C'è anche chi ogni tanto trova ancora il tempo e la voglia di uscire insieme ai vecchi amici. Un gelato, una birra, una bottiglia di Moscato d'Asti, ma anche una cena con un cameriere che prenderesti volentieri a calci...tutto pur di avere indietro quelle quattro risate che ti fanno staccare la spina dai pensieri quotidiani e ti rimettono al mondo.
Di palo in frasca: ma Anna non manda più mail? Me l'avete traumatizzata. Devo dire una cosa (un'altra?): il solo fatto di dover andare a vedere la posta perchè il popup mi avverte che è arrivata una nuova mail, aprire la mailbox e scoprire che no, non è una mail aziendale di lavoro, ma "soltanto" l'ennesima catena mi fa passare la giornata e mi fa pensare che "il lavoro nobilita l'uomo, ma non deve renderlo schiavo". Ad Anna quindi un grazie speciale per essere così...
Nel fratempo Totti si è infortunato al ginocchio, il campionato di calcio sta per terminare, tra circa un mese cominceranno gli Europei e tra due e mezzo le Olimpiadi. E il mio pensiero va a tutti quelli a cui non frega nulla dello sport, eppure saranno tutti davanti la tv...e all'aziendalista che è un pò che non scrive mail e non telefona e quindi penso che se la stia passando bene!

Ci sarebbero ancora tanti pensieri...forse il prossimo post!