Una volta, tanto tempo fa, quando ero al terzo anno di kung-fu, imparai una grande lezione. Il kung fu non è una normale arte marziale. Il kung fu è una filosofia di vita. Si impara la disciplina, la tattica di combattimento, le manovre di difesa e quelle di attacco, ma anche come stare al mondo.
Non mi vergogno a dirlo...ero bravino. Non l'allievo migliore, ma tra i primissimi. Dopo un allenamento particolarmente duro in cui mi ero distinto per aver fatto parecchie evoluzioni, vengo avvicinato dal maestro che mi dice:"La prossima lezione per te sarà con i bambini piccoli alle 5 e mezza". Rimango di sasso. Non ci potevo credere. Ero stato declassato e l'avrebbero saputo tutti. Si sa come ragionano i ragazzi. L'apparenza prima di tutto.
Chiesi spiegazioni, ma il maestro mi fece fare silenzio e mi disse: "Se non vieni alla lezione dei bambini puoi considerarti fuori. Non venire più!" e se ne andò.
Il venerdi successivo andai. Puntuale come un orologio svizzero. I bambini facevano un gran baccano e il maestro (non l'avevo mai visto così sorridente) dispensava sorrisi e abbracci per tutti. Io cominciai i miei esercizi di riscaldamento e al primo fischio del maestro anche i bambini cominciarono a riscaldarsi. Uno dopo l'altro li vedevo eseguire varie evoluzioni. Chi una ruota, chi un rotolamento con calcio, chi una Kip (che altro non è che un movimento con cui si va schiena a terra e ci si alza senza mani).
Man mano che il tempo passava prestavo sempre più attenzione alle loro movenze, i loro passi, le loro evoluzioni. E da ognuno imparavo qualcosa. Imparavo un semplice gesto, una posizione migliore....i piedi...i bambini li muovevano senza la paura di sbagliare. Erano liberi e sciolti. Eppoi le loro risa. Coinvolgenti. Il tempo passava e anche loro non avevano più timore di me. Adesso un paio di loro mi afferravano le gambe, ora si facevano saltare......uno ha persino pensato bene di sfidarmi. Soldo di cacio.
Poi ce n'era uno. Uno silenzioso. Un pò in disparte. Lo notai. Mi avvicinai. "Ehi" dissi..."E tu? Non ti alleni con gli altri? Posso allenarmi con te?". Non voleva, ma rimasi li e lo costrinsi a fare qualche esercizio di scioglimento con me. Feci qualche battuta scema (non mi viene difficile), ma lui niente. Continuai e alla fine sfinito mi disse:"Certo che se essere grande significa essere così scemo allora mi rimangio tutto....non voglio essere grande!". cominciai a ridere di gusto. Una risata spontanea, felice, serena. Come non mi capitava da tempo. Alla fine della lezione incrociai il maestro. Non disse nulla tranne: " Ti aspetto lunedi prossimo, sempre alle cinque e mezza!".
Non la presi male stavolta. Tornai a casa contento e sereno. E così andò per una settimana alla fine della quale il maestro mi disse:" Ti ho fatto allenare con i bambini perchè tu potessi ritrovare una cosa fondamentale: la spontaneità! I bambini non sono come noi, non conoscono vergogna, si divertono, giocano e soprattutto sono delle spugne: assorbono tutto e cercano di mettere in pratica le cose che gli dico senza paura! Ecco, in questa settimana e mezza tu hai ritrovato la gioia di allenarti scherzando, hai ritrovato quello che avevi perso: la sensazione di non aver paura ed hai finalmente imparato!"
I bambini sono eccezionali. Semplici e puri. Non hanno bisogno di assecondare le aspettative degli altri perchè su di loro non ci sono aspettative e tutto diventa lineare, irragionevolmente ragionevole. Dovremmo tutti imparare dai bambini. La loro mente non è bloccata da pregiudizi e quindi accetta semplicemente qualsiasi cosa. Bella o brutta. I bambini portano con loro la vera Sapienza.
martedì 25 gennaio 2011
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