venerdì 30 ottobre 2009

Cartolina





Avete presente la cattedrale? Beh io vivo di fronte alla torre...



La neve cade silenziosa e copiosa sopra la mia testa. Nevica ormai da mezza giornata e i tetti che vedo dalle finestre del mio appartamento all'attico del palazzo di ul. Piwna 27/29 sono completamente bianchi.
Suggestivamente bianchi. Forse era in previsione di quello che sto vedendo ora che ho accettato subito di affittare questo appartamento. Incredibile.
Neanche un film potrebbe essere più perfetto del momento che sto vivendo. Sono seduto a scrivere il mio post sul divano di casa, il laptop sulle gambe, la lampada vicino il divano accesa, la televisione che mi guarda scrivere e fuori le guglie della cattedrale che diventano sempre più bianche. I pensieri volano. E ce ne sono miliardi che ronzano nella mia testa.
Arrivato qui a Danzica due cose ebbero subito la mia attenzione: la rapidità con la quale nell'arco della stessa giornata il tempo cambiasse così repentinamente e la tonalità del verde.
Mi potevo svegliare alle 6 del mattino col sole e arrivare a coricarmi la sera a mezzanotte avendo visto pioggia e sole alternarsi proprio come un'altalena metereologica....su e giù....sole e pioggia.
A creare un tutto più intrigante, vivo, caldo, era il verde. Il verde del giardinetto all'ingresso della città vecchia, quello del bosco vicino l'aereoporto o quello del giardino immenso che circonda l'università tecnica della città.
"L'estate", o quella stagione che qui chiamano così, ma che in realtà non ha nulla a che vedere con quella da noi conosciuta, rendeva la città viva. Come se un fotografo avesse messo un filtro per tirare fuori l'essenza stessa dell'erba e delle foglie. All'improvviso però il verde lasciò il posto al rosso e al giallo che infiammarono vicoli, strade e giardini. L'autunno era entrato prepotente e affascinante come un enorme incendio. Un odore di erba umida e terra bagnata invase la città. La pioggia continua e costante scuriva i tetti rossi e spioventi delle case e la prima cosa a cui pensavo tornando a casa era la tazza di thè bollente da sorseggiare davanti la finestra mentre guardavo fuori.
E ora che invece il bianco è il colore predominante e che mi trovo qui ipnotizzato a vedere i fiocchi scendere lenti, compatti,nel loro caos organizzato, ragiono sul fatto che anche io, proprio come il tempo sulla città, stavo, in questi quasi 4 mesi, cambiando atteggiamento verso il mondo. Verso il mio mondo. Verso me stesso. Sicuramente un pò più uomo. Sicuramente segnato irremediabilmente.
L'esperienza è dura, ma anche bellissima. Il lavoro è gratificante, ma massacrante. Eppure per la prima volta in vita mia "non sento" la voglia di abbondonarmi a quella irresistibile voglia di lamento che prima o poi colpisce noi che abbiamo tutto. Sento che ce la faccio. Senza nessuno. Da solo.
In realtà l'avevo sempre fatto. Dall'università alle scelte personali, dai piccoli grandi problemi quotidiani che cercavo a quelli che mi venivano a trovare, ero sempre riuscito con le mie forze. Ma il pensiero di "potermi lamentare" e quindi di "appoggiarmi" ora a questo, ora a quest'altro, mi aveva sempre accompagnato.
Vivere da solo ti fa apprezzare le piccole cose. Vivere in una città del nord europa, lontano dai tuoi affetti, lontano dalla tua realtà, immerso in un ambiente ostile e crudo, dove i giorni di sole si contano sulle dita di una mano, ti fa apprezzare ancora di più non il sole, ma ogni suo singolo raggio. E come quella canzone ricominci a vedere che tutto intorno a te è meraviglioso.
Ed ora che la neve si è trasformata in pioggia e che la pioggia sta sciogliendo via via la neve fresca, comincio finalmente a fare pace con me stesso. O almeno ci provo.