domenica 18 luglio 2010

Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola. - Paolo Borsellino

Il 19 Luglio del 1992 era una domenica caldissima. Me la ricordo bene, quella domenica. E soprattutto quel pomeriggio. Io ero in salotto, sdraiato sul divano a guardare uno dei miei film preferiti in VHS. Mamma era in cucina, la tavola da stiro aperta e pile di panni da stirare, la televisione accesa, come sempre, su qualche filmetto estivo passato da Canale 5 o dalla Rai. Papà era al lavoro e mia sorella in camera a leggere. Ripeto: me lo ricordo bene quel pomeriggio. Un segno indelebile nella mia memoria.

Non c'era niente che potesse far immaginare quello che sarebbe scoppiato di lì a poche ore. Ed oggi, passati 18 anni, credo che non sia mai così. La Vita colpisce in un giorno qualunque. Senza avvisare. Senza avvertire. Pioggia, sole, vento, neve, ma anche gioia, tristezza, serenità, agitazione, niente prepara al colpo. Alle volte il giorno perfetto è semplicemente un giorno di pioggia, tetro e uggioso. Altre, invece, la morte arriva in uno splendido giorno di sole.

La sigla dell'edizione straordinaria del telegiornale mi risvegliò dal mio estivo torpore. L'esclamazione di mia madre poi, mi convinse a cambiare canale.
Un'autobomba era stata piazzata davanti al cancello d'ingresso del palazzo della madre del giudice Paolo Emanuele Borsellino. Con lui morirono anche i cinque agenti di scorta: Emanuela Loi (prima donna della Polizia di Stato caduta in servizio), Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. L'unico sopravvissuto fu Antonino Vullo, ferito mentre parcheggiava uno dei veicoli della scorta. Una mano vile aveva spezzato le loro vite. Cosa Nostra gliela aveva fatta pagare.

Mi ricordo che una grande sensazione di sconforto e di tristezza mi colse.
Paolo Borsellino era una di quelle figure che mi avevano sempre affascinato. Un pò perchè i miei "maestri" non sono mai stati "personaggi facili" e un pò perchè avrei voluto avere il suo coraggio. Potrei dire tante cose sull' "uomo di Stato", ma sarebbe inutile e forse troppo retorico.
Mi sarebbe piaciuto aver conosciuto l'Uomo per poterne parlare. No, non cadrò nell'errore di parlare di lui. Voglio solo ricordare. Voglio solo non dimenticare un uomo, la sua donna fedele, amica, complice e totalmente presa dal suo uomo da appoggiarlo sempre, i suoi figli, orgogliosi e fieri, e tutte le persone che lo hanno amato. Noi abbiamo un compito: non lasciare che la sua opera, quella del pool antimafia, cada nel dimenticatoio. Non dobbiamo più tenere la testa sotto la sabbia. Prenderci le nostre responsabilità, combattere per le nostre idee e i nostri sogni: sempre e comunque.

L'eredità morale che ci lascia è tutta concentrata qui:

« Io accetto la... ho sempre accettato il... più che il rischio, la... condizione, quali sono le conseguenze del lavoro che faccio, del luogo dove lo faccio e, vorrei dire, anche di come lo faccio. Lo accetto perché ho scelto, ad un certo punto della mia vita, di farlo e potrei dire che sapevo fin dall'inizio che dovevo correre questi pericoli.
Il... la sensazione di essere un sopravvissuto e di trovarmi in, come viene ritenuto, in... in estremo pericolo, è una sensazione che non si disgiunge dal fatto che io credo ancora profondamente nel lavoro che faccio, so che è necessario che lo faccia, so che è necessario che lo facciano tanti altri assieme a me.
E so anche che tutti noi abbiamo il dovere morale di continuarlo a fare senza lasciarci condizionare... dalla sensazione che, o financo, vorrei dire, dalla certezza, che tutto questo può costarci caro. »


Paolo Borsellino (Palermo, 19 gennaio 1940 – Palermo, 19 luglio 1992)