lunedì 26 aprile 2010

La vestizione

A me piace andare in campo. Salire sulle colonne o sul pipe rack, camminare sospeso a 25-30 metri d’altezza, guardare, toccare, assicurarmi della tenuta di una guarnizione piuttosto che della bontà di un cablaggio sul motore di una pompa.
Naturalmente, come ho avuto modo di dire un sacco di volte, non si va in campo come si va ad una scampagnata. Ci si va cercando di tenere il cervello sempre vigile perchè il pericolo è dietro l’angolo. E per cercare di limitare anche l’imponderabile, ci si va con una certa equipaggiatura. Casco (e non sapete quant’è utile!), guanti, occhiali, scarpe anti-infortunistica, giubbetto catarifrangente e soprattutto l’harness.
E così in ufficio assistiamo spesso a quella che chiamiamo “la vestizione” di chi, nonostante il freddo, la pioggia, il vento, la neve, è costretto suo malgrado a salire su per i camini dei forni piuttosto che su colonne di ricircolo gas o camminare a 30metri d’altezza su tubazzi da 14 pollici. Ma è della vestizione di un particolare personaggio che vi voglio parlare.
Premesso che in campo, in otto mesi di cantiere, ci sarà andato 6 volte in tutto, Maurizio è la persona che lavora con me da 3 anni. Fianco a fianco ne abbiamo superate di crisi. Sempre prendendoci in giro e “maledicendoci” reciprocamente. Ma come sapete bene alle volte ci sono tanti modi per dirsi le cose.


Lui è in teoria il responsabile della Sala Tecnica quindi, lo dico per i profani, non dovrebbe frequentare il campo, ma, come diciamo noi all’interno della sezione tecnica, lui fa il lavoro “nobile”. E quando la sua presenza in campo è proprio necessaria ci va veramente contro voglia. Ma la scena che quelle poche volte ci si presenta davanti è esilarante.

Pino arriva quatto quatto cercando di prenderlo con le buone: “Mauriziooo, hai da fare?? Ci sarebbe un problemino....dovremmo andare in campo...” e di rimando subito con un tono di voce oltre i 65dB: “Ah Pino, nun me scoccià...c’ho da fa...e poi non è che dovemo annà ar cinema!!!! Io che c’entro?”.
Dopo circa mezz’ora di litigata, finalmente, il nostro eroe decide che si, è proprio necessaria la sua presenza e inizia “la Vestizione”.
Si alza dalla sedia borbottando come e non meno di una pentola di fagioli che lui è responsabile dell’automazione, quindi della sala tecnica, che a lui “il ferro” non gli interessa, che non è compito suo e che questo è un lavoro di merda. Si comincia a cambiare la scarpe continuando a borbottare qualche indicibile frase in sanscrito antico e ricomincia a smadonnare a più riprese che lui non deve andare in campo. A questo punto si infila il giaccone pesante e da quel momento in poi inizia la fase “calda”.
Già perchè è il momento di indossare l’harness (l’imbracatura necessaria a chi deve salire in quota). Allora dopo circa dieci minuti che la tiene sollevata in aria cercando di capirne il verso, comincia a infilarla e ad arrotolarcisi dentro neanche fosse un’anguilla. Di solito inizia infilando il braccio sinistro nella parte dove, normalmente, andrebbe inserita la gamba destra e continua a combatterci contro fino a che rimane incartato come una caramella. Allora mentre cerca di liberarsi e noi piangiamo dal divertimento, ricomincia il torpiloquio in tutte le lingue del mondo che tutto st’armamentario non serve a nulla, che tanto lui non si lega, che tanto lui in quota non ci va...
Poi, passati buoni 15 minuti di risate, qualcuno si erge a compassione e lo aiuta a mettersi l’imbracatura. Ma siamo solo a metà.
Si perchè, forse convinto che la questione fosse finita li, dato il grande impegno profuso, inizia il balletto dentro-fuori.
Come se nulla fosse, allacciata l’ultima presa, esce di corsa dall’ufficio. Due secondi ed ecco che la porta si riapre. Gli occhiali, li mettiamo? Esce nuovamente. Due secondi e la porta si riapre. Il casco? Riesce. Passano tre secondi stavolta. Il giubbotto catarifrangente!!!! Maurì prima che riesci.....te sei scordato pure i guanti!!!!
Allora sbuffando li prende, mi guarda e fa: “Dirmelo prima no?” e se ne va.
Ma si sa.....can che abbaia non morde!

martedì 20 aprile 2010

La Fine

Chiedo scusa a chi ho tradito, e affanculo ogni nemico
Che io vinca o che io perda è sempre la stesssa merda
E non importa quanta gente ho visto, quanta ne ho conosciuta
Questa vita ha conquistato me e io l'ho conquistata
"Questa vita" ha detto mia madre "figlio mio va vissuta,
Questa vita non guarda in faccia e in faccia al massimo sputa"
Io mi pulisco e basta con la manica della mia giacca
E quando qualcuno ti schiaccia devi essere il primo che attacca.
Non ce l'ho mai fatta, ho sempre incassato,
E sempre incazzato, fino a perdere il fiato
Arriverà la fine, ma non sarà la fine
E come ogni volta ad aspettare e fare mille file
Con il tuo numero in mano e su di te un primo piano
Come un bel film che purtroppo non guarderà nessuno.
Io non lo so chi sono e mi spaventa scoprirlo,
Guardo il mio volto allo specchio ma non saprei disegnarlo
Come ti parlo, parlo da sempre della mia stessa vita,
Non posso rifarlo e raccontarlo è una gran fatica.

Vorrei che fosse oggi, in un attimo già domani
Per reiniziare, per stravolgere tutti i miei piani,
Perchè sarà migliore e io sarò migliore
Come un bel film che lascia tutti senza parole.

Non mi sembra vero e non lo è mai sembrato
Facile, dolce perchè amaro come il passato
Tutto questo mi ha cambiato
E mi son fatto rubare forse gli anni migliori
Dalle mie paranoie e da mille altri errori
Sono strano lo ammetto, e conto più di un difetto
Ma qualcuno lassù mi ha guardato e mi ha detto:
"Io ti salvo stavolta, come l'ultima volta".
Quante ne vorrei fare ma poi rimango fermo,
Guardo la vita in foto e già è arrivato un altro inverno,
Non cambio mai su questo mai, distruggo tutto sempre,
Se vi ho deluso chieder scusa non servirà a niente.




Mi piace questa canzone perchè come sempre la musica mi descrive meglio di quello che possa fare io....

venerdì 9 aprile 2010

Pessimismo cosmico

Quando questi giorni arrivano non puoi farci nulla. Arrivano e passano. A te non rimane che, passata la tempesta, raccogliere i cocci di quello che è rimasto e ricominciare.
Nere. Due giornate così era da almeno sei, sette anni che non le passavo. Di colpo sono tornati i fantasmi del passato. Di colpo tutti gli sforzi per migliorare e migliorarmi sono stati spazzati via.
Sono crollato. Un castello di sabbia costruito con tanta fatica che in meno di un secondo è stato buttato giù dalla risacca dell'onda che gli si è abbattuta contro. Giustificazioni? Nessuna. Non ho voglia di giustificarmi. Non ha senso. Ed è un esercizio che non voglio fare. Anzi, tutt'altro.
Non mi consola il fatto di aver dato tutto, non mi consola il fatto che le critiche, le accuse, i giudizi negativi, vengano da persone che non stimo e che ritengo inette. Non mi consolo perchè, che mi piaccia o no, io con queste persone devo viverci, lavorarci. Saranno queste persone che finita quest'esperienza dovranno dare un giudizio su di me.
Mi è stato sempre insegnato che 2+2 fa sempre 4. Che prima o poi il lavoro paga, che se dai tutto il risultato è li ad aspettarti. Sempre. In ogni campo. Proprio come la pentola d'oro alla fine dell'arcobaleno.
Beh signori, il risveglio è stato brutto. Traumatico.
Lo sapevo già. Ho sempre fatto finta di niente. No, non cominciate nemmeno a parlare. Non sono un ingenuo. So anche io che poi ci sono mille fattori, mille variabili, mille possibili contrattempi. Il concetto è un altro. Il concetto è che nonostante tutto quello che mi diciate io sono convinto che le cose che devono succedere, succedono. E basta. Soprattutto se hai dato il massimo.
Sono un illuso? Un sognatore? Un pirla? Uno che vive fuori dai tempi? Uno che sbatterà sempre il muso? OK! E non pensiate che io mi lamenti. No. Io voglio vivere così. L'ho scelto. Sono così. Idealista convinto. Pragmatico al momento. Contraddittorio per definizione. Solo non aspettatevi che io non abbia delle debolezze, o che in determinate circostanze non abbia di queste giornate. O che qualche brutta giornata non possa capitare...
Tranquilli.
Ho sempre detto di essere come l'Araba Fenice. Uno che è stato in grado di vivere trentaquattro anni in questo modo. Uno che è caduto, distrutto, e poi è stato sempre capace di rialzarsi. Uno capace di arrivare ad un pelo dal baratro e fermarsi guardando giù. La vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare alle volte. Uno capace di "risorgere" dalle proprie ceneri migliore, ma sempre fedele a se stesso. Fedele all'idea romantica che nel mondo esiste un'altra razza. Qualcuno che come me è felice di giocarsi tutto a testa o croce e non gli importa che sia tutto buio o tutta luce. O bianco o nero...quante volte l'ho detto?
Un giorno incontrerò in giro gente nuova. Si, e sarà una cosa straordinaria. Gente che come me lo scriverà sui muri. Nell'aria. Che avrà la forza di gridarlo.
Forse quelli che non fanno parte di questa razza nuova ci diranno che non si fa, che siamo noi gli egoisti mica la realtà, ma abbiamo solo questa vita...c'è chi ce ne ha un'altra?
Nonostante tutto, nonostante non nego che la botta è stata brutta, non mi arrendo. Anche se la voglia di mollare tutto è passata milioni di volte nella mia testa ieri. Secondo me non sarebbe un disonore. Una persona che vedesse oggettivamente la situazione comprenderebbe. Io la comprenderei. Ma non mollo, non per orgoglio, ma perchè mi scoccierebbe parecchio non finire una cosa che ho cominciato.
C'è chi mi ha detto di utilizzare gli occhi della tigre. Di essere fiero di quello che ho conquistato con le mie forze. Beh, più che della tigre oggi i miei occhi sembravano più quelli di un gattino spaurito. E la mia testa non era molto alta. Ma chi crede che mi sia arreso, che non insegua più l'utopia, che io abbia mollato...allora di me non ha capito granchè.
Ho i miei tempi. Non sono un tipino facile. E ho bisogno di toccare il fondo alle volte. D'altronde esiste posizione migliore? Da lì puoi solo risalire...se ne hai la forza. E quella ancora non sono riusciti a togliermela.


Prenditi quello che sei
e non rimpiangerti mai
se non ti piaci, vedrai...
non cambierai
non cambierai
non cambierai
non cambierai... mai!

Prenditi quello che vuoi
e non nasconderti mai
guarda le spalle che hai
forse ce la farai
forse ce la farai
forse ce la farai
forse ce la...
forse ce la...
forse ce la...
forse ce la...

Guarda che cielo che hai
guarda che sole che hai
guardati e guarda cos'hai
e........ guarda dove vai!