martedì 19 aprile 2011

Bocca di Rosa

Sgombriamo subito il campo dai dubbi. Non ho mai pagato una donna per venire con me, non sono mai stato con una prostituta e non lo farò mai. Ma questo non significa che io abbia nei confronti della prostituzione una posizione bacchettona. Fondamentalmente non ho mai considerato la cosa. Ma questo non mi ha impedito di vedere tutta la faccenda da un punto di vista che spesso si trascura. Sono e restano delle donne. Molte disperate. Ma pur sempre donne, con una loro dignità. Personalmente rispetto molto di più alcune di loro che non altre donne cosidette "per bene".
Detto questo, cominciamo.



Ci sono notti strane. Ci sono notti in cui è difficile fare finta di niente. Notti in cui il sonno tarda ad arrivare e i pensieri vagano tra una stella e l'altra, tra una costellazione e l'altra,cercando disperatamente un approdo sulla luna, e la testa non vuol saperne di spegnersi anche solo per qualche ora. Allora ti giri e ti rigiri nel letto. Cerchi in tutti i modi di dormire, ti appelli a Morfeo, ma come sempre quando cerchi qualcosa, questa sfugge dalle tue mani. Ed è in una di queste notti che, preso da un raptus di follia, mi sono alzato, vestito e sono uscito alla ricerca di "qualcosa" che avevo perso. Erano le tre e venti e la città dormiva. Il suono del motore della macchina sembrava quasi disturbare Roma. Tutto era ovattato, scuro e silenzioso. Le ombre lunghe gettate sull'asfalto dai lampioni mi accompagnavano verso una meta che non conoscevo e mi bisbigliavano di una situazione che conoscevo ormai a memoria. La mia agitazione interna cozzava con la quiete della Città millenaria. San Pietro illuminato e vuoto era ancora più rassicurante e suggestivo, eppure dinnanzi a quella maestosità mi sentivo a disagio. Un senso di vuoto dentro che non riuscivo proprio a mandar via. Le quattro e cinquanta. E ancora girovagavo. Dentro e fuori di me. Un viaggio mentale e fisico nella Città più bella del mondo. Ora ho fame. Mi fermai in un bar aperto di notte. Una coppia di agenti che fumavano distrattamente sulla porta d'entrata, un barista spettinato e assonnato e quattro, cinque puttane dentro. Prendo un cornetto e un cappuccino, pensai. Mentre aspettavo ancora il cappucino, una delle giovani donne uscì dal gruppo e mi si avvicinò con fare "aggressivo". Senza utilizzare giri di parole mi invitò ad "andare" con lei. Guardandola con la coda dell'occhio, scossi la testa.
"Cos'è, non ce la fai?"
"Non è quello, ce la farei pure....." le risposi gentilmente, abbozzando un sorriso.
"Non hai i soldi?"
"No, i soldi ce li avrei pure...."
"E allora non ti piaccio?"
Mi girai del tutto verso di lei e la guardai negli occhi.
"No, non è che non mi piaci.....è che non pago una donna per venire con me."
Mi rimisi con il corpo parallelo al bancone e continuai a mangiare il mio cornetto. Con la coda dell'occhio però cercavo di capire la situazione. Era rimasta lì, ferma, e il suo sguardo era improvvisamente cambiato. Tra le risate generali pensai di aver sbagliato risposta e mi preparai ad una valanga di insulti. La giovane donna si girò e tornò a parlare con le sue "amiche". Finii di mangiare, bevvi il mio cappuccino e mi diressi alla cassa. Pagai ed uscii. Tutto a quest'ora del mattino è rallentato pensai, e le persone hanno il tempo di assaporare le cose, i loro pensieri, le loro paure, le loro voglie. Fuori dal bar respirai profondamente ad occhi chiusi e pensai che in questa notte sbagliata non ho avevo ancora trovato la cosa che cercavo.
Una mano all'improvviso mi toccò la spalla.
"Ehi, tu....."
Riaprii gli occhi "Problemi?"
"Nessuno....Ma cos'hai?"
"Niente, dai....te l'ho detto, non pago le donne."
"No, no, l'ho capito. Lo leggo nei tuoi occhi chi sei e soprattutto cosa sei. Io non voglio romperti ma...non ti andrebbe di chiaccherare un pò?"
Pensai un attimo. Aveva una faccetta sincera e dolce. Era una vera meraviglia.
"E perchè no?"
E all'improvviso mi ritrovai a rivelare ad una perfetta sconosciuta tutti i miei segreti. A rivelarle tutti i perchè a cui non riuscivo ancora a dare una risposta valida, mentre con lo sguardo guardavamo il fiume scorrere verso il mare.
Non pensavo di essere stato divertente, ma mi fermai un istante a guardarla. Rideva. Rideva di gusto. Una risata vera, spontanea....forse una risata che non faceva da tanto tempo. Sembrava addirittura felice. Alla fine del mio racconto e delle sue risa, ci perdemmo in un silenzio leggero. Non so dire quanto restammo lì. Mentre si accendeva una nuova sigaretta si girò verso di me e con una voce sottile e la faccia seria mi disse:"Grazie mille...grazie della serata e delle risa. Sei una persona eccezionale....la prima da quando sto in Italia che mi ha dimostrato un pò di umanità. Io non so come andrà a finire, sia per me che per te, ma ricordati sempre di chi sei e non cambiare mai. Io non ho seguito i miei sogni, ed eccomi qui....tu invece devi solo aspettare. Sei una gran persona, fidati, ogni donna sarebbe fortunata ad averti accanto."
Ci siamo salutati senza dire più nulla. Uno sguardo lungo e pieno di significati.
La vedevo allontanarsi mentre da est un nuovo sole sorgeva. Tutto come sempre: gli uccelli cominciavano a volare sopra il Tevere, la città che si risvegliava lentamente, il traffico che aumentava pian piano e tutto intorno a me che non sapeva dei miei guai o dei guai di una giovane donna dell'est che per vivere doveva ogni sera "donare" il suo corpo a gente che non avrebbe mai guardato neanche di traverso. Gente che magari la domenica va in chiesa o che, rientrando da una "seratina", bacia la moglie e coccola i figli. Gente perbene. Nessuno sa. Nessuno deve sapere. Tutto girava "normalmente".
Ma non devo giudicare nessuno. Non sono, appunto, uno che guarda la vita degli altri o che la giudica. Faccio fatica a vedere la mia. Solo non riesco a far finta che la verità non esista. Ed allora ecco quello che stavo cercando. Era lì, davanti a me e per trovarlo mi è servita una "puttana". Una puttana che più di altre persone sa la differenza tra la menzogna e la verità. Una donna che finge per mestiere, ma che ogni giorno deve fare i conti con quello che ha dentro. Siamo stati insieme poche ore eppure siamo riusciti a dare all'altro ciò che stava cercando. Umanità a te, verità a me.
Non faccio sempre la cosa giusta. Spesso mi manca il coraggio. Però non smetto di lottare per ciò che voglio. E spero tanto che quella notte ti sia sentita ancora parte dell'umanità. Ti sia sentita bene a parlare con un uomo che non voleva niente da te. E che tu non hai guardato come uno dei tanti clienti che la sera accontenti.
Quella sera mi hai insegnato che esistono tante verità. Ognuna valida. Ognuna vera. Ma che alla fine esiste La Verità. Quella con cui dobbiamo fare i conti tutti i giorni. Quella che non puoi negare. Quella che puoi guardare in faccia solo se hai il coraggio delle tue azioni e dei tuoi sogni. Quella dove non esistono compromessi. E' quella che sto cercando. Un giorno forse la troverò alla fine dell'arcobaleno.

Ricordati sempre di chi sei aveva detto...si, non me lo scorderò mai. Non scorderò mai questa folle notte. Stanne certa Bocca di Rosa.

1 commento:

pino ha detto...

iniziavo scrivendo...
francesco ha scritto "dev'esserci, lo sento, in terra in cielo o un posto dove non soffriremo e tutto sarà giusto"

finivo scrivendo...
ti jean ha scritto "Che cos'è quella sensazione quando ci si allontana dalle persone e loro restano sulla pianura finché le si vede appena come macchioline che si disperdono?...È il mondo troppo vasto che ci sovrasta, ed è l'addio. Ma noi puntiamo avanti verso la prossima pazzesca avventura sotto i cieli."

in mezzo c'era l'emozione che hai suscitato e che la rete si è risucchiata...

la zia pina

desculpame se la scorta di neuroni non è sufficiente a tener testa alla rete